Lampedusa, nudi in fila nel cortile
Nudi, in fila nel cortile del centro di accoglienza di Lampedusa. Ecco come l’Italia tratta i suoi migranti, i sopravvissuti del naufragio del 3 ottobre davanti ai quali tutti abbiamo detto “mai più”. Il servizio di Valerio Cataldi del Tg2 ha strappato la maschera degli italiani
“L’Europa sono anch’io”
Lampedusa: centro accoglienza come Abu Ghraib, scene indecorose per un paese civile
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Pistelli: la cooperazione militare non è un tabù
Lampedusa, gli sbarchi continuano. E va
a picco il nostro senso di comunità civile
Niger, 92 migranti morti nel deserto. Bandiere a mezz’asta nella capitale Niamey
Niger, 87 morti sotto gli occhi dell’indifferenza
7 uomini, 32 donne, 48 bambini, è di ieri la notizia del ritrovamento di 87 corpi nel deserto del Niger ai confini con l’Algeria. Queste persone sono state abbandonate dagli autisti dei camion con cui tentavano di fuggire dal loro paese, sono morti di sete, probabilmente sono stati visti agonizzare (il confine è particolarmente controllato) e sono morti dopo una sofferenza atroce sotto gli occhi dell’indifferenza. La vita di alcuni vale il prezzo del biglietto di un viaggio con la morte come compagna, merce che è utile per gli scafisti, per la mafia. La memoria è così labile che a pochi giorni da una grande strage come quella di Lampedusa
Immigrazione. Tratti in salvo 800 migranti. Il CPA al collasso
Eurosur non servirà ad evitare altre tragedie di migranti
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Questa volta li abbiamo visti
Questa volta li abbiamo visti. Stesi uno vicino all’altro, sotto i teli di fibra sintetica che brillano sotto il sole caldo, lungo la spiaggia di Catania. I corpi di chi è morto nel disperato tentativo di raggiungere la terra della speranza sono sotto i nostri occhi. Questa volta non sono finiti nel cimitero blu del Mediterraneo, insieme ai pesci di cui ogni tanto condividono la sorte finendo nelle reti dei pescatori. Questa volta sono sotto i nostri occhi e nelle fotografie di questa estate 2013. La loro morte non è solo nei racconti dei compagni di viaggio, nei loro sguardi carichi di tutto l’orrore che hanno visto, nella paura che si portano addosso