Non lasciatevi distrarre dal minuetto mediatico di Matteo Renzi con Giuliano Pisapia. Dalla sfacciata proposta renziana di una coalizione (ma solo al Senato) col Campo Progressista alla controproposta polemica delle primarie da parte dell’ex sindaco di Milano. “Improvvisazioni tattiche”, così Pierluigi Bersani ha definito ieri quelle del segretario del Pd.
Chi ha perseguito fino ad oggi l’obbiettivo illusorio di una nuova “balena bianca”, magari in versione “blairiana”, sa bene di aver bruciato tutti i ponti per la guida di una qualsiasi riedizione del centrosinistra. Se è riuscito nell’impresa di cambiare il partito, ciò non gli ha impedito di andare a sbattere in tutte le consultazioni elettorali successive a quelle europee di tre anni fa. E tuttavia continua imperterrito a perseguire un disegno che il suo promesso alleato, Silvio Berlusconi, non si cura più di nascondere, come quando di recente ha spudoratamente messo sul tavolo, lui il patron della concorrenza, il tema del nuovo direttore generale da nominare alla RAI. In altre parole, il controllo in comune della gran parte degli schermi televisivi come reciproco, anticipato dono di nozze.
Ieri il candidato di Renzusconi, l’attuale direttore del Tg1 Mario Orfeo, è stato designato dal consiglio di amministrazione con sette voti favorevoli, compreso quello della presidente Monica Maggioni. Contrario solo il consigliere di amministrazione Carlo Freccero, che ha votato se stesso dopo aver chiesto un’audizione pubblica in Commissione di Vigilanza. Per stabilire chi tra lui e il direttore del Tg1 sia più competente su gli aspetti gestionali della azienda. Mario Orfeo non è “amico personale” di Matteo Renzi ma è certamente apprezzato da lui e più ancora da Berlusconi. “Sarebbe un direttore perfetto”, aveva pronosticato un anno e mezzo fa Agostino Saccà, celebre manager della RAI che aveva coperto più o meno degnamente la stessa carica con il governo del (ex)cavaliere.
Orfeo resterà in carica un anno, fino alla scadenza dell’attuale CdA nel 2018, ma sarà anche quello decisivo per il destino politico dei due ex presidenti del consiglio. E’ certo che questa nomina peserà. Quanto non saprei dire. Il sorprendente successo elettorale di Jeremy Corbyn nelle elezioni britanniche, dopo una campagna elettorale che lo aveva visto piuttosto maltrattato dai media tradizionali ma assai seguito e apprezzato su internet dai giovani (il 63 per cento dei quali ha poi votato per lui), potrebbe dare un segnale anche in Italia.