In Friuli Venezia Giulia per l’assemblea dell’Assostampa, il segretario della Fnsi ha ribadito come nei decreti attuativi della riforma dell’editoria ci sia un grande assente: l’occupazione e il contrasto al precariato. «Questa – ha spiegato – è una situazione che non possiamo più accettare».
Si è svolta al Circolo della Stampa di Trieste, alla presenza del segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso, l’assemblea annuale dell’Assostampa Friuli Venezia Giulia con all’ordine del giorno il bilancio consuntivo 2016 – chiuso in buon attivo e approvato all’unanimità – e quello preventivo 2017.
A inizio riunione il segretario dell’Assostampa, Alessandro Martegani ha letto un messaggio di saluto di Cristiano Degano, presidente regionale dell’Ordine, assente per un impegno romano. Il presidente dell’Assostampa Fvg, Carlo Muscatello, ha quindi fatto un quadro della situazione regionale, che sconta le stesse criticità del panorama nazionale: editori che puntano solo a ridurre i costi e a tagliare, senza pensare allo sviluppo e agli investimenti per il lavoro. Prepensionamenti dunque anche al “Piccolo” di Trieste, che in pochi anni ha visto ridotta di un terzo la propria redazione. Situazione meno critica al Messaggero Veneto, battaglia per la sopravvivenza al Primorski Dnevnik, Rai regionale impegnata per la difesa del ruolo del servizio pubblico. Mentre sindacato e Ordine aspettano da quattro anni la legge regionale sull’editoria per la quale c’era stato un formale impegno della presidente Serracchiani.
Il segretario Lorusso ha invece ricordato come nei decreti attuativi della riforma dell’editoria ci sia un grande assente: il lavoro. La legge non affronta alcuni punti fondamentali per la categoria, a partire dall’accesso alla professione che rimane totalmente avulso dalla realtà. Ci sono dei passi in avanti, come il legare i finanziamenti al rispetto degli obblighi contrattuali, o l’eliminazione della cosiddetta “crisi prospettica” per poter accedere agli ammortizzatori sociali, principio che nel passato può aver generato eccessi o abusi. Gli editori utilizzano in maniera impropria contratti atipici e partite iva per sfruttare il lavoro dei collaboratori e far passare per lavoro autonomo quello che in realtà è lavoro subordinato.
«Questa – ha ribadito Lorusso – è una situazione che non possiamo più accettare: anche nella manifestazione del 24 maggio davanti a Montecitorio è stato posto con forza il tema dei diritti e del lavoro. Un’informazione precaria è un’informazione meno autorevole e meno autonoma. È certo che il futuro dell’informazione in questo Paese non può passare solo da tagli, pensionamenti anticipati e lavoro precario. I giornalisti hanno fatto la propria parte, sappiamo che il periodo è difficile, ma un’informazione di qualità passa per investimenti, formazione, colleghi preparati, tutti temi su cui siamo pronti a confrontarci e anche a scontrarci. Bisogna spostare le risorse dalla finanza al lavoro: se non puntiamo sul lavoro è difficile ipotizzare qualsiasi ripresa».
Il tema della qualità dell’informazione esiste, dunque, e va portato avanti nel confronto con gli editori, così come quello delle querele temerarie con il governo. «Si tratta di temi centrali, che riguardano tutto il Paese e non solo la categoria, perché l’informazione riguarda tutti. La nostra – ha concluso il segretario Fnsi – è una professione che ha una incidenza diretta sulla qualità della democrazia, e che sta subendo attacchi a livello globale da fenomeni come la disintermediazione».