A Taormina mobilitazioni e appelli di organizzazioni, attivisti e rappresentanti della società civile per chiedere ai sette grandi della Terra impegni seri su temi non più rinviabili come l’immigrazione, l’ambiente e il diritto al cibo. Oxfam: “Serve assunzione responsabilità”. Save the children: “Si mantengano impegni già presi”. Agire: “Se ci si allinea agli Usa si dimenticano le emergenze”
ROMA – Ha preso il via questa mattina, in una Taormina blindata, il G7. Il summit è stato preceduto da un serie di mobilitazioni e appelli arrivati da organizzazioni, attivisti e rappresentanti della società civile per chiedere ai sette grandi della Terra impegni seri si temi non più rinviabili come l’immigrazione, l’ambiente e il diritto al cibo. Il rischio – sottolineano – è che l’incontro sia un “fallimento” e che si concluda con un “nulla di fatto”.
Ai Giardini Naxos Oxfam ha organizzato un flash mob sull’impatto del cambiamento climatico che (dopo aver aggravato la crisi alimentare in Africa con l’impatto de El Nino nel 2016) adesso sta producendo un vero e proprio disastro umanitario in gran parte dell’Africa orientale, dove negli ultimi tre anni si sono registrate le temperature più alte di tutti i tempi. E così alcuni attori con le teste di Donald Trump, Paolo Gentiloni, Theresa May, Angela Merkel, Emmanuel Macron, Justin Trudeau e Shinzo Abe si sono ritrovate davanti un segnale stradale che indica la direzione giusta da percorrere per raggiungere Parigi, una destinazione cruciale per centrare un obiettivo fondamentale: la piena attuazione di quell’Accordo sul clima da cui dipende il futuro del pianeta e la sopravvivenza di decine di milioni di persone nei paesi poveri. Ma mentre gli altri leader dei paesi G7 si incamminano convinti verso la capitale francese, Donald Trump siede da solo in disparte, con poca intenzione di raggiungere gli altri. I colleghi cercano di convincerlo ad alzarsi e procedere insieme a loro verso la realizzazione comune dell’accordo su cui il Presidente Usa però non ha ancora ad oggi una posizione definitiva ma su cui ha espresso, a più riprese, incertezze e cambi di rotta. “I 7 grandi devono agire adesso, assumendosi le proprie responsabilità, con l’obiettivo prioritario di scongiurare il verificarsi di nuovi disastri umanitari dovuti all’impatto del cambiamento climatico. – afferma la direttrice delle campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti – Un’indicazione arrivata anche dall’attenzione riservata al tema da Papa Francesco nel corso dell’incontro con il Presidente Usa di questa settimana. In questa direzione è perciò fondamentale che tutti i leader del G7 confermino, in maniera chiara e forte, la loro volontà di rendere pienamente operativo l’Accordo di Parigi. Ulteriori rinvii non sono più accettabili”. Oxfam ricorda che in Somalia dove la popolazione è colpita da un’acuta epidemia di colera e 2.9 milioni di persone – tra cui 365 mila bambini – lottano contro la fame ogni giorno, 3,2 milioni di abitanti non hanno accesso all’acqua pulita e 6,2 milioni di persone sono a rischio di insicurezza alimentare. In Etiopia dove 7.6 milioni di persone stanno soffrendo la fame e 9.2 milioni di persone hanno scarso accesso all’acqua potabile. In Kenya dove il tasso di malnutrizione ha superato la soglia critica e 2,2 milioni di abitanti stanno rimanendo senza cibo.
Save the children ricorda, inoltre che a livello mondiale, ci sono 159 milioni di bambini affetti da malnutrizione cronica. “Il Summit dei 7 Paesi più ricchi del mondo arriva in un momento di profonda incertezza globale e una mancata azione da parte dei leader potrebbe provocare conseguenze disastrose per milioni di bambini”, spiega Egizia Petroccione, responsabile dell’advocacy internazionale di Save the Children Italia, presente al vertice di Taormina. “Il prezzo delle conseguenze di questa eventualità potrebbe essere troppo alto per i bambini. Gli impegni sul tema della nutrizione, ad esempio, possono rappresentare per molti di loro la differenza tra la vita e la morte. Per questo motivo i leader del G7 devono mantenere gli impegni presi per aiutare i paesi più poveri e inclusi quelli presi precedentemente in merito alla qualità e la quantità degli aiuti”. Al Vertice G7 del 2015 in Germania i leader dei sette paesi più industrializzati avevano promesso di sollevare 500 milioni di persone dalla fame e dalla malnutrizione, sottolinea l’organizzazione. Se non si incrementa l’intervento umanitario, oltre a fornire chiari piani per rafforzare la resilienza, più di un milione di bambini in Nigeria, Somalia, Sud Sudan e Yemen rischiano di morire. “Il Vertice di Taormina dovrebbe essere per i leader del G7 l’occasione per invertire questa tendenza e incrementare gli impegni anziché tornare indietro, prima che le grandi sfide globali si trasformino in catastrofi in cui milioni di bambini rischiano di perdere la vita. I leader devono assicurarsi che l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e le politiche di aiuto pubblico allo sviluppo siano parti fondamentali delle discussioni del Summit”, continua Egizia Petroccione. “Gli impegni dovrebbero guardare al futuro. Oggi sono necessari ulteriori finanziamenti per supportare i paesi colpiti dalle carestie, ma anche nuovi impegni per assicurare che queste crisi non si ripetano in futuro. I governi devono infatti investire in politiche di lungo periodo in materia di sicurezza alimentare e di nutrizione per aiutare milioni di bambini a sopravvivere e sviluppare il loro potenziale” E proprio per sviluppare il potenziale dei bambini, anche l’istruzione deve essere una priorità fondamentale dei leader del G7, con 263 milioni di bambini e giovani in tutto il mondo che sono fuori dalla scuola, tra cui 3,7 milioni sono bambini rifugiati.
Agire, la rete di Ong per l’emergenza, alla vigilia del G7 lancia l’allarme sul rischio fallimento del vertice: “i 7 Grandi della Terra, che dovrebbero prendere decisioni su sicurezza alimentare e salute globale del pianeta dai documenti finora discussi sembra non daranno una svolta alle politiche globali, allineandosi alle scelte della Presidenza Trump e lasciando così nel dimenticatoio le emergenze umanitarie più gravi – sottolineano in una nota -. Il Governo italiano ha tenuto pochi giorni fa al Viminale con i ministri dell’Interno di Libia, Niger e Ciad per la costruzione di centri di accoglienza che dovrebbero arginare il fenomeno migratorio. Saranno davvero i centri di accoglienza in Africa sub Sahariana ad arginare i fenomeni migratori o non piuttosto delle azioni di aiuto concrete nelle aree dove una carestia dalle proporzioni catastrofiche sta colpendo oltre 30 milioni di persone?” si chiede Agire che ha lanciato la campagna “Non Senza di Te” per informare e sostenere il lavoro umanitario delle Ong nei paesi più colpiti. “Sappiamo che, mentre il riscaldamento globale stravolge il pianeta causando tremende siccità, inondazioni e catastrofi naturali, Trump ha più volte dichiarato di bocciare l’accordo di Parigi e di non considerare prioritarie le tematiche ambientali – continua la nota -. Una delle iniziative su cui hanno lavorato gli sherpa dei Governi nel percorso di preparazione al G7, riguarda la fame e la sua relazione con i fenomeni migratori. Speriamo che da questo tavolo possano nascere decisioni e impegni concreti, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030”.