Così il presidente della Comunità di Capodarco si rivolge agli uomini e alle donne di Africa e Medio Oriente: “Non troverete solidarietà. La maggior parte del nostro popolo non vi vuole e non vi ama”. “Vorrei che il nostro paese fosse più attento e organizzato. Oggi, purtroppo non è così”. “Siamo rimasti soli, con un’Europa sorda e cinica”
“I motivi dell’invito sono molti e tragici – scrive don Albanesi – . Il rischio di pagare somme spropositate per arrivare in Libia e andare incontro a gravissimi problemi di sfruttamento è una certezza e non è una ipotesi. I racconti di quanti hanno tentato di imbarcarsi descrivono angherie, violenze, soprusi. La traversata del mare ha fatto negli ultimi anni migliaia di vittime. Si tratta ogni volta di un’avventura vera e propria, con il rischio della vita. Non valgono purtroppo sempre le missioni di salvataggio. Se riuscirete a mettere piede in Italia sarete sottoposti ad un’istruttoria per riconoscere lo stato dei rifugiati. Le commissioni proposte ascolteranno poco la descrizione delle vostre storie: saranno accolti coloro che provengono, secondo le convinzioni italiane, dai paesi in chiaro stato di guerra. Le domande che insisteranno su problemi umanitari saranno respinte. Non sarà possibile attivare ricorsi ai Tribunali italiani, eccetto la Cassazione. Se lo stato di rifugiati non sarà accolto, sarete rinchiusi in speciali centri allestiti nelle varie Regioni, in attesa di essere rimpatriati. Ma anche se a qualcuno sarà concesso il permesso di soggiorno, la sofferenza non terminerà. Non esiste nessun programma di accompagnamento al vostro inserimento. Potreste trovare qualche buona anima che vi aiuta, ma nessun proposta generale è stata pensata: residenza, casa, lavoro saranno nelle vostre mani. Non troverete solidarietà. La maggior parte del nostro popolo non vi vuole e non vi ama”.