Martedì 9 maggio il fotoreporter egiziano Mahmoud Abu Zaid, noto come Shawkan, ha l’ennesimo appuntamento di fronte al giudice in quella che, di mese in mese, si è trasformata in una serie infinita di udienze brevi e rinvii immediati. La sua salute ne sta risentendo pesantemente. Sono trascorsi ormai tre anni e nove mesi da quando Shawan è stato arrestato. Nell’agosto 2013 si trovava, per conto dell’agenzia fotografica Demotix di Londra, in piazza Rabaa al-Adawiya, al Cairo, a documentare il violentissimo sgombero di un sit-in della Fratellanza musulmana.
Shawkan rischia una condanna all’ergastolo per questo lungo elenco di pretestuose accuse: “adesione a un’organizzazione criminale”, “omicidio”, “tentato omicidio”, “partecipazione a un raduno a scopo di intimidazione, per creare terrore e mettere a rischio vite umane”, “ostacolo ai servizi pubblici”, “tentativo di rovesciare il governo attraverso l’uso della forza e della violenza, l’esibizione della forza e la minaccia della violenza”, “resistenza a pubblico ufficiale”, “ostacolo all’applicazione della legge” e “disturbo alla quiete pubblica”.