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Il ruolo della cultura nello sviluppo del continente africano

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[Traduzione a cura di Benedetta Monti, dall’articolo originale di John O. Kakonge pubblicato su Pambazuka]

 Probabilmente esitono tante definizioni diverse di cultura quante sono le culture stesse. Secondo Zimmermann (2015) “la cultura rappresenta le caratteristiche e la conoscenza di un dato gruppo di persone definite dalla lingua, dalla religione, dalla gastronomia, dall’ambiente sociale, dalla musica e dell’arte”. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO, 2016) ha adottato una definizione di cultura più ampia, affermando che essa rappresenta “quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, le arti, l’etica, le leggi, le usanze e qualsiasi altra facoltà e abitudine acquisite dall’essere umano in quanto membro della società”.

Mentre alcuni studiosi affermano che la cultura è strettamente legata allo sviluppo economico, altri dissentono sostenendo che i fattori principali per delineare lo sviluppo economico globale sono costituiti dalle influenze geografiche e climatiche. Tale teoria è supportata nel libro “Guns, Gems and Steel: The Fates of Human Societies” di Jared Diamond (1999), in cui, secondo l’autore, sono stati i fattori geografici e ambientali a dare forma al mondo moderno.

Tutto ciò implica che le evidenti diversità nella storia di popoli diversi in nazioni diverse non derivano dalle differenze innate negli individui ma da quelle ambientali. Tuttavia, ritengo che le eccezioni alla “regola” di Diamond siano troppo numerose per poter accettare il fatto che le risorse naturali e la geografia siano l’unica spiegazione alle diversità di storia e di cultura tra le popolazioni. Prendiamo ad esempio la Russia che è situata alla stessa latitudine dell’Europa settentrionale e del Canada, zone molto ricche, oppure Singapore che si trova quasi all’Equatore e decisamente nella zona tropicale insieme a molte delle nazioni più povere del mondo, oppure la Sierra Leone che giace su uno dei giacimenti di diamanti più grandi del mondo.

Di conseguenza, è difficile ottenere un’unica definizione di cultura, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo, perché si tratta di un concetto troppo “fluido” e dinamico. A prescindere da questo contrasto, ci sono molti esempi di prassi culturali migliori legate allo sviluppo. Un interessante caso studio in merito al ruolo svolto dai valori culturali nello sviluppo è fornito dal Giappone e dalla sua storia di successo economico. Qui la combinazione di valori culturali e prassi commerciali ha trasformato una nazione con un’economia piuttosto arretrata in una delle nazioni più ricche del mondo in meno di un secolo, con la maggioranza dei profitti raggiunti negli ultimi cinquant’anni sulla base di un’aggressiva politica commerciale sulle esportazioni.

Nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, l’enfasi data al commercio derivava dalla mancanza di risorse naturali per supportare l’industria, in particolare la mancanza di combustibili fossili e di minerali. Inoltre, la quantità limitata di terreni coltivabili ha obbligato il Giappone ad importare la maggior parte dei prodotti per le esigenze alimentari della nazione. I valori al centro dei traguardi raggiunti da questa nazione e della sua rapida ascesa a terza potenza economica mondiale comprendono, a titolo esemplificativo, l’etica lavorativa, un radicato senso di responsabilità di gruppo, la fedeltà verso le aziende, la fiducia interpersonale, i contratti impliciti che vincolano la condotta individuale e l’impegno a educare e investire nella popolazione più giovane.

In qualità di promotori dello sviluppo possiamo trarre insegnamento dall’esempio del Giappone? Un punto è chiaro. Non possiamo… Continua su vociglobali


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