Sono circa 5 milioni gli italiani che faticano ancora ad avere ricezione del digitale terrestre, e la situazione per le reti internet non è certo migliore: secondo gli esperti, però, bisogna intervenire non solo sulle infrastrutture, ma anche sugli aspetti culturali delle famiglie.
Il digital divide in Italia
Con il termine digital divide si indica la situazione di disparità di accesso a una determinata tecnologia tra differenti zone abitative; tradotto in altri termini, è il gap tra chi può ad esempio navigare in rete grazie a linee a banda larga in fibra e chi, nella stessa nazione, non può neppure usare le vecchie Adsl di velocità inferiori ai 2 Mpbs.
Gli investimenti non bastano
Quest’ultimo esempio risulta particolarmente veritiero in Italia, dove appunto continuano a persistere poli opposti di questo tipo, anche se gli investimenti dei vari Governi e i piani della cosiddetta Agenda Digitale stanno provando a ridurre al minimo questa forbice (concentrandosi in particolare al Sud del Paese, che in molti casi risulta coperto da linee veloci in maniera superiore rispetto ad aree del Nord).
Intervenire sulla cultura
Eppure, secondo gli esperti esiste un altro tipo di digital divide che forse è più “pericoloso” e sul quale bisogna intervenire al più presto per cercare di intercettare la rivoluzione digitale e tecnologica che sta investendo il mondo intero. Accanto ai problemi infrastrutturali, infatti, c’è da colmare il divario di tipo culturale che permane tra chi avrebbe in potenza l’accesso ai servizi (intesi appunto come linea in fibra veloce, nel caso di Internet), ma che per scarso interesse o “ignoranza” non li utilizzano in concreto.
Lo stato della diffusione dell’Adsl in Italia
Secondo gli ultimi dati dell’Agcom, infatti, in Italia ci sono solo 7 milioni di famiglie che hanno sottoscritto abbonamenti per viaggiare in Rete a velocità superiori ai 10 Mpbs, grazie soprattutto all’ampliamento delle offerte da parte degli operatori e alla comparsa di player innovativi come Eolo, che garantiscono linee che navigano a 30 Mpbs in download. Ma la maggioranza degli utenti tricolore si “accontenta” di linee di velocità inferiore ai 10 Mpbs, e addirittura circa un milione di famiglie si limita addirittura a meno di 2 Mpbs, anche quando la verifica copertura Adsl consentirebbe di aumentare la capacità della propria banda.
La velocità di navigazione
A livello generale, i numeri del “Rapporto sullo Stato di Internet” aggiornati alla fine del 2016 inchiodano lo Stivale al 54esimo posto assoluto a livello mondiale per quanto riguarda la velocità di connessione, con una perdita di 3 posizioni in un anno. La media di navigazione in Italia raggiunge appena gli 8,2 Mbps, un dato che impallidisce al raffronto con nazioni come la Corea del Sud (dove si viaggia in media a 29 Mbps, ovvero più del triplo rispetto a noi) o, per restare in Europa, a quanto succede in Norvegia e Svezia, con 20 megabyte al secondo. Ma il nostro Paese perde il confronto anche con Stati considerati meno avanzati come Romania e Bulgaria (che addirittura ci doppiano, con valori vicini ai 16 Mbps) o Ungheria (con velocità di 13,8 Mbps).
Un problema culturale (e non solo)
Un quadro piuttosto fosco, che però diventa drammatico se consideriamo che addirittura un italiano su tre dichiara con tranquillità di non aver mai navigato in Rete neppure una volta nel corso dell’ultimo anno. E che il digital divide continua a interessare anche il mondo della televisione: secondo l’Uncem, ovvero l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, in Italia almeno 5 milioni di persone continuano a registrare difficoltà nella ricezione del digitale terrestre, a distanza di dieci anni circa dallo “switch off” con il quale si abbandonò il vecchio sistema di trasmissione analogica.