Nel quadro di valutazione della giustizia in ambito europeo (Valutazione 2017), il primo dato a emergere è la necessità di sistemi giudiziari più efficaci. La Commissione europea, dopo un’attenta e scrupolosa analisi della giustizia, mette a confronto l’efficienza, la qualità e l’indipendenza dei sistemi giudiziari di tutti gli Stati membri dell’UE. L’obiettivo è indicare alle autorità nazionali la via per migliorare l’efficacia dei sistemi giudiziari. L’analisi svolta esamina vari aspetti tra cui anche la facilità di accesso dei cittadini alla giustizia e i canali da essi utilizzati per presentare reclami nei confronti di imprese. Per la prima volta, inoltre, riporta la lunghezza dei procedimenti penali relativi ai reati connessi al riciclaggio di denaro sporco. Da quanto si è potuto leggere, il testo è pubblicato in lingua inglese, nella valutazione emerge l’importanza dell’efficacia dei sistemi giudiziari e la sua essenzialità per favorire la fiducia dei cittadini e un ambiente più propizio alle imprese e agli investimenti all’interno del mercato europeo e internazionale. Nell’articolato è facile desumere la necessità per gli Stati membri di riforme della giustizia che rispettino lo Stato di diritto e l’indipendenza del potere giudiziario. A parere dello scrivente, si tratta di principi di fondamentale importanza affinché sia i cittadini sia le imprese possano godere pienamente dei loro diritti. Un sistema giudiziario indipendente ed efficiente è uno dei pilastri fondamentali di ogni democrazia. Le criticità emerse non sono poche. Uno dei settori da rafforzare al più presto riguarda la lotta contro il riciclaggio di denaro. La durata dei procedimenti per i reati connessi al riciclaggio di denaro ha una durata che va da sei mesi a quasi tre anni. L’Italia è assieme a Cipro, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia uno dei Paesi che presenta problemi sia nella lotta al riciclaggio sia nella durata dei relativi processi penali. Un altro aspetto degno di sottolineatura è l’uso ancora limitato degli strumenti informatici in alcuni Paesi. La metà degli Stati membri utilizza ampiamente gli strumenti informatici per la comunicazione tra giudici e avvocati, in più della metà dei paesi dell’UE l’uso della firma elettronica rimane molto limitato. Anche i nuovi dati sull’uso delle tecnologie informatiche da parte degli avvocati per comunicare con i tribunali evidenziano l’importanza dei sistemi di comunicazione elettronica per il buon funzionamento dell’apparato giudiziario. Purtroppo anche in questo contesto l’Italia non è tra gli Stati membri virtuosi. Nel nostro Paese, a differenza di altri Stati come la Germania, l’Olanda, la Francia, la percezione dei cittadini per quanto riguarda l’indipendenza della magistratura peggiora rispetto ai dati precedenti (2015/16). Tra i motivi principali una mancanza d’indipendenza dei tribunali e dei giudici, il più ricorrente riguarda le interferenze o le pressioni da parte del governo e dei politici. Negli Stati membri economicamente più evoluti, sono in vigore norme che fissano limiti temporali o scadenze per evitare una durata eccessiva dei procedimenti giudiziari. L’Italia anche in tal contesto non dispone ancora di norme che vadano in questa direzione. I Paesi che allo stato degli atti presentano maggiori criticità sono: Belgio, Bulgaria, Spagna, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia. In Italia il quadro di valutazione comprende il contenzioso civile, commerciale e amministrativo, nonché il processo penale. Le nostre criticità riguardano la durata dei procedimenti, il tasso di ricambio e il numero di cause pendenti. Settori che hanno bisogno di riforme sono il gratuito patrocinio, le spese di giudizio, la formazione, il monitoraggio delle attività dei tribunali, il bilancio e le risorse umane. Occorre assolutamente incidere, e al più presto, sull’indipendenza della magistratura e sulle garanzie per i giudici. Questi sono solo alcuni settori più critici ma per migliorare concretamente l’efficienza dei sistemi giudiziari nazionali occorrerà anche un serio coordinamento delle politiche giudiziarie in ambito europeo. Non dimentichiamoci che il Consiglio europeo ha rivolto raccomandazioni specifiche in quest’ambito a sei Stati membri e tra essi vi è il nostro Paese (Bulgaria, Croazia, Italia, Cipro, Portogallo e Slovacchia). Di conseguenza, occorre rimboccarsi le maniche e cominciare a lavorare seriamente per la riforma della Giustizia nel nostro Paese.
(Vincenzo Musacchio, giurista e direttore scientifico della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise).