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200 teste Rai in bilico. O salta il governo

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Già la chiamano “La notte della Tarantola”: un po’ caricatura dal film-documentario di Piero Cannizzaro sulla Notte della Taranta. Un po’ crudele gioco di parole dal nome della candidata Presidente Rai Anna Maria Tarantola. Domani sera sera riunione della Commissione di Vigilanza per il completamento dei vertici aziendali Rai. Con nuove regole che rischiano di far saltare tutto, a dire del Pdl. In ballo non ci sono dettagli, ma deleghe sostanziose che Monti e l’assemblea degli azionisti hanno deciso dovranno andare alla nuova Presidente. La possibilità di gestire, assieme al solo direttore generale, i contratti sino a 10 milioni e di occuparsi direttamente delle nomine «non editoriali». Detta in altre parole, salvo i direttori di RaiUno, RaiDue e RaiTre, Tg1, Tg2 e Tg3, le nomine per le altre caselle Rai sarebbero sottratte al Consiglio e quindi all’ingerenza della politica e dei Partiti. Urla di dolore di padrini e protetti.

L’organigramma Rai è una sorta di segreto di Stato. Forse per necessità di riservatezza, forse perché di fatto ingiustificabile a qualsiasi logica esterna. Al banale buonsenso. Pochi siti pubblici reperibili su Internet. Ho memoria di alcuni schemi organizzativi interni riservati ai dipendenti e non trasferibili. Né copia-incolla, né stampa e fotocopia. O sei un hacker o la Rai pubblica resta volutamente indecifrabile nei suoi mille e spesso incomprensibili frazionamenti. Dove non è mistero, è caricatura. Vedi il sito ufficiale Rai dove leggi (non capendo un accidenti), ma non puoi trasferire. Esistono alcune delle caselle di comando ma ovviamente mancano i nomi di chi le occupa. Fatti salvi i personaggi resi pubblici dalla politica per loro specifiche appartenenze. Direttori giornalistici o di Rete le cui nomine passano e si dilaniano in Consiglio di amministrazione e prima, nelle stanze delle segreterie di Partito.

Ma all’ipotetica vigilia della “rivoluzione” di attribuzioni di poteri tra CdA, Presidente e Direttore generale, sono proprio le altre “caselle”, quelle che verrebbero poste sotto la diretta responsabilità di Presidente e Dg a far tremare tanti nascosti ma lucrosi potentati interni. La “tecnostruttura” viene chiamata. Troppe volte molto poco tecnica e troppo politica. Manco dovessero gestire cronache parlamentari. Ma l’ingenuità è nostra: a credere che la gestione del Festival di Sanremo (è solo un esempio) sia di minor peso dell’impaginazione del Tg1. Cinema, fiction, palinsesti. Soldi e potere. Appalti e favori. Nomine ed incarichi. La ormai diffusa palude delle competenze e dei veti incrociati che da dopodomani potrebbero saltare di colpo. Da questo le dure reazioni del forte Partito berlusconiano esterno (Romani-Schifani), e sussurri e grida allarmate lungo gli infiniti corridoi attorno al cavallo di Viale Mazzini degli infiltrati interni.

Abbiamo provato a tradurre il poco reso noto dei nuovi poteri che verrebbero attribuiti a Presidente e Direttore Generale. A occhio e croce possiamo affermare che perderanno le loro eventuali protezioni politico-consiliari circa 200 posizioni dirigenti. Tante e di grande rilievo. Quaranta di queste riguarderebbero direzioni di “Prima fascia”. Il Top di potere e prebende, per intenderci. Vedi vice direttori generali, vedi direttore del personale, vedi direttore dell’amministrazione, della finanza, eccetera. Qualche dubbio sulle direzioni palinsesti, fiction, intrattenimento se sono da ritenersi struttura “tecnica” o editoriale. Ma siamo ai dettagli. La tecnostruttura Rai, anche nella sue eccellenza che resistono, è prigioniera della collosità delle appartenenze incrociate. Del dover dare per avere, fosse anche e soltanto il dovuto. Tutto questo potrebbe saltare in una sorta di “spending review” professionale. Oppure far saltare il governo per la Rai. Difficile da spiegare.


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