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Scontri in Kurdistan, fra realtà e giochi di potere. Intervista al giornalista curdo Shorsh Surme

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E’ guerra in Kurdistan, è un dato di fatto, di morti e povertà. Come un ultimo vento d’inverno si è alzata la notizia che nel Kurdistan Iracheno sia scoppiata una guerra interna che vede coinvolti curdi contro curdi, facendo sprofondare la verità ben lontana dai fatti. Stando a varie testate giornalistiche, non sarebbero quindi le quattro grandi potenze – Turchia,Iran, Iraq e Siria – a stringere contro la regione, che da anni subisce massacri, per negarle l’indipendenza. “i curdi si menano fra loro” esordiscono testate nazionali italiane. Ma la verità è qualche passo più avanti. A raccontarla è il giornalista curdo Shorsh Surme.

Una guerra interna tra stessi curdi, dicono. Cosa sta accadendo lungo il confine curdo iracheno?
“La città di Sinjar, regione popolata da curdi-yazidi, è stata liberata dalle forze terroriste di Daesh dai Peshmerga accanto ai quali ha combattuto il PKK, valicando ogni barriera e confine, per la prima volta nella storia i curdi sono stati uniti nella lotta contro un nemico comune ossia l’Isis. Nella stessa città è presente il governo regionale curdo dell’Iraq e questi ultimi hanno chiesto al PKK di lasciare la città affinché possa essere governata da loro, e per non dare alibi al sultano Erdogan di non attaccare la cittadina di Shingal già  distrutta  e sofferente.. Da qui è nato uno scontro, placcato  subito sia dai curdi stessi che dalle forze internazionali. La sommossa non era, dunque, fra Peshmerga e PKK.”

Ma la tela di ricatti della Turchia e dell’Iran – come spiega Surme -s’insidia ovunque da questo scontro le due potenze hanno cercato di trarne un favore volgendo le spalle alla verità, proteggendo il volto all’Iraq e scatenando la notizia che i curdi avevano iniziato a guerrigliare fra loro. Niente di più falso. Fra le polveri e le macerie, da ricordare è che le due fazioni curde per la prima volta hanno combattuto contro l’Isis l’uno accanto all’altro.Non dimentichiamo che i Peshmerga curdi hanno  difeso è stanno difendendo non solo il loro popolo  ma  tutto il mondo dal fondamentalismo dell’Isis, sicuramente non è andato giù sia alla Turchia di Erdogan sia agli Ayatollah Iraniani. Infatti, nonostante la  lunga guerra fredda  tra Teheran e Ankara sono stati  uniti sempre contro qualsiasi iniziativa che possa far nascere una entità curda.”

Perché ciò accade?
“Il gioco delle grandi potenze regionali è sminuire il coraggio e la tenacia dei combattenti dei peshmerga, i quali danno la loro vita senza ricevere nemmeno un minimo compenso economico, perché il governo regionale curdo non riesce a dare lo stipendio ai militari in quanto non riceve più il budget sancito dalla nuova costituzione dalla Reppublica Federale Irachena.
Chi conosce la posizione geopolitica del kurdistan sa che vivere, sopravvivere e lottare lì, non è facile. Il territorio curdo è in mezzo a quattro stati, tutti completamente coinvolti nel problema curdo. Ogni volta che una parte del Kurdistan ha cercato di avere una identità e una entità politica, le altre parti hanno cercato di strumentalizzare i partiti mettendoli l’uno contro l’altro per far saltare il progetto di avere una indipendenza, un’ identità ed entità politica.
La Turchia e l’Iran stanno persino cercando di sminuire l’importanza e il ruolo chiave che il Kurdistan sta avendo nella lotta contro l’Isis.
Erdogan minaccia di chiudere il passaggio del petrolio, che vuol dire una morte faticosa e lenta, se il popolo curdo non obbedisce ai suoi ricatti. Minaccia di chiudere i confini. Chi si reca in kurdistan attraversa la Turchia, una volta chiusi i confini non vi saranno possibilità di uscita e di entrata. La comunità internazionale dovrebbe intervenire. Il sogno di ogni curdo è quello di un Kurdistan libero e indipendente, i curdi hanno tutti i requisiti e le caratteristiche che hanno i popoli indipendenti. C’è una lingua, una storia millenaria, una terra, un popolo.”

Un Kurdistan diviso nella sua area, eppure unito nella lotta all’indipendenza…
“Il 16 maggio 1916 veniva firmato l’accordo conosciuto come “di Sykes-Picot”, dal nome dei due negoziatori, uno Inglese e l’altro francese. Con quell’accordo furono disegnati a tavolino i confini del Kurdistan del sud, e tutt’oggi quella discutibile intesa è in vigore.
I due nomi sono fusi insieme come se fossero un doppio cognome come quello di Franklin-Bouillon, il diplomatico francese il cui nome indica il trattato che stabilì il confine turco-siriano nel 1921. Eppure Mark Sykes e Francoise Georges Picot erano due uomini molto diversi. Entrambi funzionari diplomatici, Picot era un difensore accanito degli interessi della Francia nella zona.
Proprio lo sciagurato accordo di Sykes-Picot ha determinato il destino dei popoli dell’area, in primis il popolo curdo, che è stato la principale vittima dell’intesa sottoscritta da Gran Bretagna e Francia con i beneplacito della Russia.  Il popolo curdo nonostante tutto quello che ha subito non si è rassegnato continua a lottare per l’indipendenza del Kurdistan.”

Una terra, quella curda, piena di identità e priva di libertà, al centro di quattro nazioni e tuttavia ai confini della sua stessa indipendenza sognata e lottata.

 


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