Il Gup di Catania, Anna Maggiore, accogliendo la richiesta della Procura distrettuale, ha rinviato a giudizio Venerando Lauretta, accusato di aver più volte minacciato, con l’aggravante del metodo mafioso, il giornalista Paolo Borrometi (nella foto), collaboratore dell’Agi e responsabile Legalità di Articolo21. Nel procedimento si sono costituiti parte civile, oltre al cronista, rappresentato dall’avvocato Vincenzo Ragazzi, anche la Fnsi, con il legale Roberto Lopelli dello studio Sisto di Bari, l’Ordine nazionale dei giornalisti, con Enrico Trantino, quello regionale, con i penalisti Nico Caleca e Marcello Montalbano, e il Comune di Vittoria.
“Il boss Venerando Lauretta mi aveva minacciato più volte – scrive Borrometi ad Articolo21 a pochi minuti dal pronunciamento del tribunale – mi aveva detto che: “avrebbe messo il mio cuore in padella, mi avrebbe accecato e che anche se lo avessero arrestato, ci avrebbero pensato gli altri”. “Una cosa è certa, Lauretta è stato rinviato a Giudizio ed il 26 maggio inizierà il suo processo”.
Ed infatti la prima udienza del processo si terrà il prossimo 26 maggio davanti il Tribunale di Ragusa. All’imputato è contestato di aver rivolto via Facebook a Borrometi frasi quali “Il tuo cuore verra’ messo nella padella. E dopo me lo mangero'”, “Voglio pagarti il reato che commetto su di te”, “Saro’ dietro la tua porta. Mi viene da ridere pensando il gg che 6 tra le mie mani”, “Ti devo accecare con le dita”, “Non ti salva neanche Gesu’ Cristo”, “Pure che mi arrestano c’e’ chi viene a cercarti… Ora ti faccio passare la voglia di vivere”. Paolo Borrometi, che vive da quasi tre anni sotto scorta, ha già denunciato in passato i presunti autori di altre minacce ed è già in corso a Ragusa un processo, a carico del presunto reggente del clan mafioso locale, nel quale la Fnsi e’ parte civile al fianco del giornalista.
Il segretario generale Fnsi Raffaele Lorusso e il presidente Giuseppe Giulietti hanno confermato la “vicinanza del sindacato a Paolo Borrometi” così come “lo è e lo sarà sempre a tutti i cronisti che subiscono minacce e intimidazioni per via del loro lavoro”. “Le giornaliste e i giornalisti italiani – hanno sottolineato Lorusso e Giulietti – devono sapere che non sono soli nella loro battaglia per la legalità. Perché difendere il loro diritto a raccontare i fatti significa non difendere la categoria, ma la libertà di stampa e la democrazia”.