ROMA – Dj Fabo e’ morto, come aveva deciso per mettere fine a un’esistenza fatta solo di pena e dolore.
Ma e’ morto lontano, in una clinica in Svizzera. Nell’ultimo viaggio Fabiano Antoniani, 40 anni compiuti il 9 febbraio scorso, da tre anni cieco e tetraplegico a causa di un’incidente, e’ stato accompagnato da Marco Cappato, dell’Associazione Luca Coscioni, che per questo gesto di umanita’ rischia in Italia 12 anni di carcere. E’ lo stesso Dj Fabo, nel suo addio su Twitter, a descrivere con parole secche e toccanti la situazione: “Sono finalmente arrivato in Svizzera, e ci sono arrivato purtroppo con le mie forze e non con l’aiuto dello Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e la ringraziero’ fino alla morte”. Il suicidio assistito gli e’ stato amministrato in una clinica, dopo una visita medica e psicologica che e’ servita a confermare la sua volonta’ di morire. Si e’ spento alle 11.40, come ha comunicato Cappato, che ha sottolineato, sempre su Twitter: “Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non e’ il suo”. In Italia, dove una legge sul fine vita non c’e’ e il testo arranca in Parlamento, la morte di Fabo, come in tanti altri casi prima del suo, e’ diventata oggetto di una polemica fatta di accuse reciproche tra i sostenitori e gli avversatori dell’eutanasia.
Due esempi. Pro eutanasia, Daniele Capezzone, deputato di Direzione Italia: “La mia opinione e’ nota: non tocca allo Stato decidere, ma a ogni singola persona. A ciascuno sia consentita la propria scelta: e non sia lo Stato a decidere per tutti noi”. Contro l’eutanasia, Gian Luigi Gigli (gruppo parlamentare ‘Democrazia Solidale-Centro Democratico’), presidente del Movimento per la Vita Italiano: “Ancora una volta l’associazione Luca Coscioni si dimostra un esperto imbattibile nell’opera di sciacallaggio. E’ sotto gli occhi di tutti il tentativo di sfruttare l’umana tragedia di Dj Fabo per condizionare il dibattito parlamentare sul consenso informato e sulle Dat”. Su questa falsariga, si sono snocciolati i commenti. Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera: “E’ una scelta che va rispettata. Dispiace che per essere libero abbia dovuto andarsene lontano. Lontano anche dai suoi affetti nel momento piu’ difficile. E dobbiamo riflettere su questo.
La politica ha il compito di guardare in faccia i problemi delle persone”. Il leader della Lega, Matteo Salvini: “Garantire la libera scelta di ogni cittadino, ma soprattutto assicurare una vita dignitosa a chi invece vuole continuare a combattere e ai suoi familiari: questo dovrebbe fare un Paese serio, cosa che oggi l’Italia non e'”. Alberto Gambino, presidente di Scienza e Vita, cartello promosso dalla Cei: “Rispettoso silenzio sul dramma vissuto da Dj Fabo e dalla sua famiglia, con l’auspicio che nessuno voglia strumentalizzare quanto accaduto”.
Lo scrittore Roberto Saviano: “Non esiste giustificazione e urgenza possibile per la mancanza di empatia, di attenzione e di umanita’ del Parlamento e del Paese in cui ti e’ toccato in sorte di nascere e dal quale sei stato costretto ad auto esiliarti per morire. Perdonaci per aver reso la religione che crediamo di osservare talmente vuota da non saper piu’ riconoscere un Cristo quando lo abbiano di fronte”. Il settimanale cattolico ‘Famiglia cristiana’: la “morte di un uomo non puo’ mai essere utilizzata per combattere battaglie politiche. Ne’ puo’ essere strumentalizzata all’interno del dibattito politico e parlamentare sulla legge sul testamento biologico che, va ricordato, e’ cosa ben diversa dall’eutanasia.
Nessun articolo della legge che arrivera’ nell’Aula della Camera il 6 marzo prevede esplicitamente l’autorizzazione del suicidio assistito”. Il vicepresidente della Camera M5S, Luigi Di Maio: “Abbiamo chiesto la calendarizzazione in Aula di questa proposta ma non voglio nenache dire che la dobbiamo discutere il prima possibile. La verita’ e’ che non c’e’ piu’ un Parlamento”. Nicola Fratoianni segretario nazionale di Sinistra Italiana: “Grande rispetto per la scelta di Fabiano Antoniani. E’ una vergogna l’ennesimo rinvio della discussione della legge sul testamento biologico. E mi vergogno di essere cittadino di un Paese e mi vergogno di essere un parlamentare di uno Stato incapace di garantire la dignita’ a chi decide, anche in una forma cosi’ estrema, di autodeterminare la propria vita anche nell’ultimo momento. Mi vergogno”.