O tutti o nessuno. E’ questa la scelta-provocazione degli amministratori della Rai, di fronte al limite di 250.000 mila euro lordi per le retribuzioni dei propri dipendenti, imposto dal governo. Che il Cda ha voluto estendere anche agli artisti esterni. Parliamo di decurtazioni drastiche – su stipendi che vanno da mezzo a oltre un milione e mezzo di euro annui (lordi) – e che molti vedono come la vigilia di una grande fuga verso la concorrenza.Ma sarebbe veramente così? E soprattutto, sarebbe per forza un male?
I cultori della ferrea legge del mercato giurano che i migliori se ne andranno, in cerca di stipendi più alti. Ma già alcuni professionisti fanno sapere che potrebbero accettare la riduzione, anche se non ci stanno ad essere trattati come ladri (Lucia Annunziata) o precisano di aver fatto guadagnare la Rai molto più di quanto hanno percepito (Piero Angela). Fatto sta, che il problema dell’esodo da stipendio dei big, potrebbe creare opportunità per nuovi ingressi. Magari giovani promettenti, blogger presentatori latenti, colti opinionisti indipendenti. Insomma, l’Uber-intrattenitore, che a costi “calmierati”, potrebbe offrire un servizio compatibile e persino superiore ai professionisti in fuga sul mercato.
Non solo, ma la vicenda potrebbe selezionare i “resistenti-solidali”. Ovvero, conduttori che accettano la riduzione di compenso, semplicemente per attaccamento al servizio pubblico. Diventando così più amati e seguiti, perché più credibili in quanto capaci di mettere i soldi in secondo piano.
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