Cosa sarebbe successo se in epoca nazista ci fossero stati i social network? Avremmo visto probabilmente pagine e gruppi che schernivano gli “zingari”, i disabili, gli omosessuali e gli ebrei, augurando loro l’estinzione tramite pene terribili. Selfies di persone sorridenti sullo sfondo dei forni crematori o delle reti dei campi di concentramento. Ci sarebbero stati blog seguitissimi in cui s’invitava ad odiare e sterminare le categorie citate, avremmo visto video in cui le vittime venivano sequestrate, schernite e poi mostrare al mondo intero seguiti poi da commenti impregnati di parole aberranti. In pratica la situazione della rete non sarebbe stata tanto dissimile da quello che vediamo ai giorni nostri.
Ieri, 23 Febbraio a Follonica provincia di Grosseto, due donne nomadi, che cercavano del cibo fra gli alimenti scaduti, sono state rinchiuse in un gabbiotto da alcuni dipendenti di un supermercato e riprese in video mentre una di queste disperata chiedeva aiuto. Le due donne sono state schernite, le loro immagini sono state date in pasto alla rete, il video che è stato condiviso e commentato da moltissimi utenti. La condivisone di questo video ha portato al fermo dei criminali e la notizia è cominciata ad uscire anche nelle testate online. Alcuni fra questi eminenti giornali hanno riportato la notizia, usando termini come “zingare e ladre”, minimizzando così la gravità dell’accaduto.
Questa è stata una vera e propria azione criminale da parte di alcuni uomini che da bulli si sono trasformati in delinquenti infierendo su due donne che avevano fame, perché chi rovista fra l’immondizia in cerca di cibo vive in una condizione umanamente terribile che non dovrebbe essere accettata in un paese civile.
I commenti al video dei sequestratori, nei vari spazi dei giornali e sui social network, non sono meno feroci della loro stessa delinquenziale azione, i meno terribili sono quelli da parte di chi ha parlato di una bravata, in tantissimi invece hanno applaudito al gesto degli operai: tantissime “brave persone” che si sentono legittimate ad vomitare il loro odio su altri esseri umani, un odio questo che negli ultimi hanno è cresciuto, per dirla come Hannah Arendt, in superficie come un fungo che può invadere e devastare il mondo intero. Un odio spesso usato, per cercare consensi, come un carrarmato da esponenti politici come Matteo Salvini che ha approfittato della rilevanza mediatica dell’accaduto per fomentare ancora una volta il popolo che non sente altre ragioni se non la propria pancia sensibile ai sentimenti più meschini.
Ci sono responsabilità in casi come questo che troppo spesso non vengono prese in considerazione: la responsabilità che dovrebbe avere un politico di qualsiasi fazione nel non fomentare il risentimento, la responsabilità dei media nel trattare le vittime da vittime e non criminalizzarle minimizzando le azioni dei delinquenti, la responsabilità dei social media che poco o nulla fanno per fermare le pagine di propaganda dell’odio, la responsabilità di chi educa, famiglie comprese, la responsabilità di tutti i noi che dovremmo sforzarci di ricordare che mostruosità simili sono il terreno fertile su cui in passato hanno imperato i regimi totalitari portando morte e distruzione.