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I progettisti di droghe

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Di Piero Innocenti

Di solito quando si parla di traffico e spaccio di stupefacenti tutti pensano alle droghe tradizionali e cioè hashish ,marijuana, cocaina, eroina e poco alle droghe sintetiche, in particolare alle amfetamine. Su queste ultime, infatti, c’è ancora molta ambiguità e forse, perché nella storia sono state utilizzate dalle istituzioni nell’ultimo conflitto mondiale o tra gli studenti nei periodi di intenso studio (la simpamina), non risentono di quella condanna sociale che si è sviluppata per le altre droghe. L’amfetamina fu sintetizzata per la prima volta nel 1887. Nel 1919 vennero “elaborate” le metamfetamine. Nel 1932 le amfetamine furono commercializzate come decongestionante nasale e cinque anni dopo furono vendute le prime tavolette negli Usa per il trattamento della narcolessia. Il boom nell’uso di amfetamine si ebbe durante il secondo conflitto mondiale. In Giappone furono distribuite ingenti quantità  di metamfetamine ai soldati e ai lavoratori impegnati nella produzione bellica. Anche la Svezia registrò un grosso consumo di queste sostanze che furono utilizzate per la cura della depressione. Si parlò addirittura di un 35% delle popolazione totale che faceva uso continuativo di amfetamine. Negli Usa, poi, terminata la seconda guerra mondiale e quella di Corea, il problema assunse caratteristiche di una vera epidemia e nel 1950 si registrarono i primi casi di ospedalizzazione per abuso intravenoso di amfetamine. Nei primi anni Sessanta, diminuì la produzione di amfetamina in forma liquida per lasciare il posto quasi esclusivamente all’uso di pasticche o in polvere.
Negli ultimi anni, per restare nel contesto italiano, l’incremento dei sequestri da  parte delle forze di polizia a livello nazionale registrato ha evidenziato un aumento del consumo di amfetamine. Basti pensare che dai 13kg del 1992 si è passati ai 50,30kg del 2011, diventati 97,36kg nel 2013, 53,63 nel 2015 e oltre 18kg nel 2016 (dato ancora provvisorio). Da notare che nel 2015, dei 53,63kg ben 46,94kg sono stati intercettati nell’Italia del nord. E’ quanto si rileva nella relazione sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia (2105 e primo semestre del 2016) comunicata al Senato il 6 dicembre 2016 che contiene interessanti informazioni anche sul consumo di sostanze stimolanti ( amfetamine, ecstasy). Intanto una sostanziale invariabilità dei consumi negli ultimi anni che si attesta intorno al 2,6-2,8% con una tendenza per il frequent use ( 10 o più volte negli ultimi 30 giorni)intorno allo 0,7-0,8%. Che sia facile reperire sostanze stimolanti lo ricordano gli stessi studenti. Infatti, metà di quelli intervistati le hanno utilizzate durante l’anno facendone uso occasionale (non più di 5 volte nell’anno) mentre poco meno di un terzo le hanno assunte più assiduamente (20 o più volte l’anno). Sono in genere i maschi ad essere più “attratti” dalle amfetamine. Quanto alla distribuzione delle prevalenze regionali per gli stimolanti, le regioni che si pongono nella fascia superiore della media nazionale sono Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche.
Certamente si tratta di una categoria di droghe sintetiche capaci di alterare determinate vie cerebrali o di danneggiare pesantemente alcune vie del sistema nervoso centrale e la più grande preoccupazione va sempre al consumatore. I “progettisti” delle droghe sintetiche studiano molto questa combinazione tra l’effetto di una sostanza e quello che può essere il target, il bersaglio di questa sostanza, sia per quanto riguarda le aspettative sia per quanto riguarda i disturbi dei giovani e i nuovi disturbi del nostro tempo. Un vecchio slogan in una campagna antidroga curata dalla Presidenza del Consiglio ammoniva :”Se ti droghi, ti spegni”.
Ma sono le droghe a spegnere le persone o sono le persone che hanno qualcosa di spento internamente a ricorrere alle droghe? Il dibattito è ancora aperto.

Da liberainformazione

 


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