15 anni sono nulla per la storia, ma sono tanti per una vita. Anche per la vita di una associazione. Se poi l’associazione è rigorosamente di volontari, non ha sponsor di alcun tipo, nessuna forma di pubblicità né di contributo statale, è nata e portata avanti solo per passione, allora i 15 anni diventano tantissimi. E in questo contesto sta l’avventura di Articolo21, costituita per la volontà di un piccolo gruppo di giornalisti amici, che già si erano fatti le ossa tempo addietro con il “Gruppo di Fiesole”, che poi divenne “Autonomia e libertà” e governò per molto tempo la FNSI.
Con una associazione che si dava come nome e come mandato la difesa dell’articolo 21 della Costituzione volevamo allargare il nostro sguardo oltre la nostra categoria professionale, ma cercare un’intesa comune con tutti coloro che operavano nel mondo della comunicazione che agli inizi degli anni 2000 si stava trasformando completamente per la tecnologia digitale ormai dirompente, ma al tempo stesso era sempre più compressa e minacciata da tutte le forme di potere.
Il pericolo maggiore veniva allora, agli inizi di quel 2002, dal governo del paese guidato da Silvio Berlusconi, che aveva appena lanciato proprio in quei giorni quello che è stato ormai storicizzato come editto bulgaro: da Sofia attaccò Biagi e Santoro e la Rai che li faceva ancora lavorare. E poi le minacce continue nei confronti di comici come Luttazzi e Sabina Guzzanti, gli attacchi al direttore del Corriere della Sera De Bortoli, poi dimissionario in una giornata che si concluse in una assemblea di Articolo 21 dove Alfredo Pieroni piangeva senza nascondersi parlando del futuro amaro che attendeva il grande quotidiano milanese. Momenti indimenticabili.
Non eravamo tanti il 27 febbraio del 2002 a fare i soci fondatori e poi a organizzare la prima uscita pubblica, ma erano i mesi in cui si stava sviluppando la reazione a Berlusconi, fino ad allora assente, attraverso tanti movimenti che, dopo di noi, diventarono “girotondi”, ci furono le grandi manifestazioni a piazza S.Giovanni, la mobilitazione sindacale con Cofferati e i tre milioni al Circo Massimo.
Ricordo che in quelle prime settimane di lavoro per l’associazione ci dicevamo fra noi che la speranza più bella era quella che in pochi anni avremmo dovuto scioglierla perché i fini della libertà di informare e di essere informati sarebbero stati ben saldi nel nostro paese e, per quanto mi riguarda, confesso serenamente che questo coincideva per me con la sconfitta di Berlusconi. Mi sbagliavo, ci siamo sbagliati. Quegli anni di manifestazioni, eventi, seminari, ragionamenti, quel lancio del portale come luogo di libera discussione con tante altre associazioni hanno fatto del bene alle nostre categorie e alla comunicazione. Ma non bastava che uscisse di scena Berlusconi! Basta guardarsi intorno oggi, 15 anni dopo.
Oggi viviamo in un ginepraio di paradossi e contraddizioni: c’è Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, c’è Paolo Gentiloni alla presidenza del Consiglio: diciamolo con rispetto e altrettanta sincerità, sono due di noi. Paolo è stato con Articolo 21 fin dal primo momento, presente a tutti i principali eventi, pienamente operativo come lui stesso ricorda nel messaggio che ci ha mandato. Se ci avessero detto quella sera del 27 febbraio 2002 che avremmo avuto come presidenti Mattarella e Gentiloni, e anche La Boldrini e Grasso, ma al tempo stesso Trump, i muri, la debolezza dell’Europa, e tutto il resto, non ci avremmo creduto.
E qui mi manca proprio il confronto con alcuni amici che ci hanno lasciati troppo presto e che qualcuno, come me, considerava un po’ i propri mentori: mi manca ragionare problematicamente con Federico Orlando, programmare inchieste e una vera riforma del servizio pubblico con Roberto Morrione, immaginare scenari un po’ utopistici e un po’ no, seduti sulla panchina con Paolo Giuntella, dare una mano a Santo Della Volpe per allestire le giuste difese sindacali dei colleghi minacciati.
E invece ci troviamo oggi in una situazione ben più grave per tutti i comunicatori in Italia e nel mondo. Soprattutto nel mondo. Un mondo dove in America c’è un presidente che ha la cancellazione della stampa libera fra i suoi obiettivi dichiarati, un mondo dove a dittature più e meno forti sono subentrate tutte dittature fortissime, con paesi che sono stati culla della civiltà dove oggi vengono uccisi giovani ricercatori, come Giulio Regeni in Egitto, o rinchiusi a vita-o meglio a morire- tanti giornalisti in Turchia, in Siria, in quasi tutti i paesi di quell’area.
E poi l’Italia. I presidenti giusti ci sono, ma non le politiche e non i politici. Di politica non voglio parlare, rovinerebbe troppo una festa che getta le sue radici in anni faticosi ma ancora ricchi e movimentati, come il primo lustro dei 2000. La politica ha fatto un pauroso percorso del gambero. Nel 2002 il PD non c’era, ma la scia dell’Ulivo era forte e lasciava sperare. Oggi il PD non c’è perché …come diceva uno slogan pubblicitario…non so perché! e personalmente vivo questo passaggio con lo stesso sgomento attonito di Romano Prodi, di Enrico Letta, di Walter Veltroni. Ma la politica è la politica, noi associazioni abbiano un altro percorso: in questo anno il programma è già pieno con gli impegni sulle querele temerarie e sull’uso del web, che non può, ma proprio non può, continuare a essere l’incubatoio principale del bullismo e delle fake news, cioè delle bufale e di quelle cattive, incredibilmente riprese come fatti verificati e certificati da professionisti del mestiere. Abbiamo progetti ben chiari sulla riforma della Rai, consegnati nelle sedi istituzionali, pensiamo di interpellare gli studenti sull’articolo 21 e di lavorare per formarli affinchè siano utenti informati ed esigenti di una comunicazione onesta, veritiera, libera. Ci stiamo dando molto da fare su questi versanti, come nella collaborazione con la marcia della pace che ci avvicina moltissimo ai giovani, sui quali appuntiamo speranze di cambiamento e avvento di senso di responsabilità per costruire una nuova forma di cittadinanza in cui la tecnologia deve essere presente ma non dominante. E una professione nuova, che usi tutti i mezzi tecnologici, ma lucidamente elabori il suo contenuto verificando, battendo i luoghi dove accadono gli eventi, intervistando, scavando, rischiando. Dagli americani, ad esempio, mi aspetto un altro spotlight su Trump!
Dalla nostra festa però mi aspetto anche buona musica e qualche brindisi a noi stessi per esserci stati, per esserci, per avere voglia di battagliare ancora anche più di prima, non fosse altro che per salvare il salvabile. E poi brindare per dire grazie a tanti tanti straordinari amici, quelli ai quali diremo il nostro grazie ufficiale con un oggetto che racconta l’articolo 21, e quelli ai quali non consegneremo né targhe né pergamene, a Stefano, a Elisa, a Giorgio, a Tommaso, a Paolo, a Renato, a Vincenzo, a Roberto, a Nicola, a Gianni, a Flavia, a Enzo, a Angelo, ad Antonella, a Marina, agli amici dei circoli sul territorio…a Beppe Giulietti, per esserci sempre e comunque! La mia gratitudine maturata in questo primo anno di presidenza è proprio tanta e mi riempie il cuore di gioia, nonostante tutto.
E cominciamo a sperare in meglio per il festeggiamento dei 25 anni! I 50 saranno favolosi, ma per me personalmente non garantisco!