Le accuse del vice presidente della Camera ai giornalisti per gli articoli sulla vicenda romana delle polizze assicurative. Riflessioni e proposte di Ossigeno
Come si sono comportati i giornali e i giornalisti di fronte alla vicenda giudiziaria delle polizze di assicurazione stipulate dal dirigente comunale Salvatore Romeo, che ha indicato quale beneficiaria la sindaca Virginia Raggi facendo nascere mille ipotesi sulla natura di questa sua scelta? Bene o male?
A parere dell’on. Luigi Di Maio – vicepresidente della Camera – i media e i cronisti hanno messo in scena “uno spettacolo indegno”, che ha gettato “discredito nei confronti della Raggi”, raccontando “un’altra storia, costruita non su fatti documentabili, ma su menzogne e notizie letteralmente inventate”. Perciò il parlamentare, invocando lo Stato di diritto, si è rivolto al presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino,chiedendo scuse pubbliche e di stabilire anche se si è andati oltre “il rispetto della verità a cui ogni giornalista, per deontologia ed etica professionale, dovrebbe attenersi”.
Di fronte all’invito del presidente dell’Ordine a non generalizzare, ma a formulare accuse precise e circostanziate, Di Maio lo ha fatto consegnandogli personalmente una lettera che indica tali circostanze indicando chi, a suo avviso, avrebbe tenuto “comportamenti deontologicamente scorretti”. Accuse pesanti, ma che chiunque legittimamente ha il diritto di indirizzare, nelle forme dovute, all’istituzione preposta a vigilare sulla correttezza dell’etica professionale dei giornalisti.
La forma scelta – la consegna di una lettera di doglianze e di accuse al presidente dell’OdG – certamente non appare un atto censurabile. Ma lo è diventato quando Di Maio ha contestualmente diffuso il testo di quella lettera e i nomi dei giornalisti e relative testate attraverso i social network. In questo modo ha scavalcato gli organi di controllo della deontologia giornalistica, ha rinunciato al vaglio del giudice naturale preposto alla valutazione delle responsabilità, cioè i Consigli di disciplina degli Ordini regionali, e ha affidato il giudizio all’ordalia del popolo della rete, additando all’ira dei sostenitori del suo movimento, come nemici, cronisti che soltanto a suo giudizio sarebbero colpevoli. Ha cioè creato per altra via quella sorta di gogna mediatica che da tempo è stata creata sul blog di Beppe Grillo per denigrare i giornalisti che scrivono cose sgradite.
Che cosa c’entrano lo Stato di diritto e la difesa della verità con queste pratiche medievali? Nulla. Semmai rivelano ancora una volta che prevale la voglia di farsi giustizia da sé: con la forza dei numeri, con il consenso del gruppo cui si appartiene, con il potere (piccolo o grande) del quale si dispone.
Purtroppo in Italia le notizie, i commenti e le analisi dei giornalisti devono muoversi in questo far west popolato di giustizieri, in un mondo nel quale la legge è debole e poco rispettata, in cui le regole si possono aggirare in mille modi. In questo mondo, certamente, può accadere, e accade, che qualche giornale e qualche giornalista sbaglino, siano faziosi, scorretti ed è necessario ricondurli al rispetto della verità e delle persone e a servire l’interesse dei cittadini.
Ma chi può farlo se ognuno cerca di farsi giustizia da sé? Se invocando lo Stato di diritto si aggirano gli organi preposti a farlo? Se non si istituiscono nuovi e più adeguati organi super partes di controllo della credibilità dei media e di garanzia dei lettori, che in altri paesi esistono e funzionano? Se si consente, infine, che perfino le querele per diffamazione a mezzo stampa siano utilizzate come randelli?
La cosa più triste è che non si riesce mai a discutere di queste cose a freddo, ma soltanto quando si è trascinati dall’ultima polemica, sballottati dall’ultimo scandalo, condizionati dal furore delle passioni e dalle partigianerie che scatenano. Ossigeno ha fatto una proposta (leggi). Chiudiamoci in una stanza e fermiamoci a discuterne, dando voce a ognuno, a ogni aspetto e a tutte le opinioni e troviamo un modus vivendi diverso dal far west.
ASP