La sindaca Raggi è inquisita per aver promosso il fratello (Raffaele Marra) del suo ex capo del personale (Renato Marra) a responsabile del Dipartimento Turismo, senza operare una selezione interna. Le accuse sono abuso di ufficio e falso in atto pubblico, nonostante la sindaca abbia affermato che questa decisione è stata assunta da lei, mentre il capo del Personale l’abbia solo eseguita senza influire sulla scelta del fratello; e che ne abbia revocato la nomina quando Cantone ha ravvisato il conflitto di interessi tra i fratelli, elemento successivamente comprovato da scambi in chat, dove emerge che è la sindaca a seguire le indicazioni del Marra capo del Personale e non viceversa.
Fin qui, la situazione “legale”, che sarà vagliata dai giudici. Ben più pesante, è quella “politica”. Perché svela il quadro di una sindaca incapace di percepire non il conflitto d’interesse non tra lontani affini, ma tra fratelli. Quando ha scelto il “primo” Marra (Renato) come suo principale collaboratore (ora recluso), poteva invocare come scusante la sua fedina penale pulita, in quanto al tempo incensurato. Ma quando questo gli propone la nomina del fratello Raffaele a capo del Dipartimento Turismo, possibile che non abbia intuito un problema di conflitto d’interesse, lei che è cresciuta in un Movimento che fa della correttezza il suo vanto? Nel primo caso, può dire “mi sono sbagliata”; nel secondo, no.