L’unione dell’Europa è di sinistra? O i vincoli che impone danneggiano la giustizia sociale e quindi qualsiasi politica di sinistra volta a raggiungerla?
Il paradosso della sinistra italiana ed europea è che non riesce a trovare una coerente risposta ad entrambe queste domande.
E prova ad uscirne contestando le distorsioni di un patto, che fonda sempre più le sue ragioni su norme ferree in campo economico e commerciale e sempre meno su azioni solidali. Così l’avversione alla UE diventa una bandiera di destra e di sinistra. I primi, per un riflesso neo-sovranista securitario , motivato con esigenze di controllo delle frontiere; i secondi, per sottrarsi alla miope austerità, che garantisce gli stati membri più ricchi, senza lasciare margini di politiche di rilancio a quelli più indebitati, come l’Italia.
Così, per motivi opposti, destra e sinistra dimenticano il principale risultato dell’Unione europa: la pace continentale non garantita da freddi trattati, ma da legami nel tempo stabiliti tra i cittadini degli stati membri. Sono questi gli anticorpi culturali che ci fanno avvertire come assurda la semplice ipotesi di scontri armati nel Vecchio Continente. Eppure, anche questo risultato che sembrava ormai consolidato è rimesso in discussione. La brutale dichiarazione di estraneità verso l’Europa che la May ha rilasciato è il primo sintomo di un salto di livello, dal disagio all’ostilità conclamata, in quanto accompagnata dalla una pesante minaccia di abbassare le tasse, per scatenare una guerra fiscale in danno delle nazioni europee.
Un evento da non sottovalutare.
Perché quando si diventa nemici economici, si passa il limite della priorità della convivenza pacifica. Un pessimo segno per l’Europa. E un campanello dall’allarme per la Sinistra, italiana e europea. Che richiede un supplemento d’impegno, affinché ci sia un’Europa diversa, ma senza rinunciare alla sua evoluzione in un’unità finalmente politica.
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