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Virus Piazze contro Parlamento

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La democrazia affonda le sue radici nel Parlamento, nei comizi, nelle manifestazioni in piazza, nelle discussioni. Si alimenta anche nell’informazione: giornali, tv, radio, internet. Si sommano molteplici strumenti, compresi i partiti, i sindacati, le associazioni: tutti elementi essenziali per garantire ai cittadini democrazia,  libertà, progresso. Si tratta di un complesso equilibrio che, però, rischia di entrare in crisi in tutto il mondo occidentale, compresa l’Europa dov’è nata la democrazia liberale divenuta successivamente socialdemocratica (dopo le riforme in favore dei lavoratori e dello Stato sociale). Disoccupazione, stagnazione economica, impoverimento del ceto medio ed operaio, tagli allo Stato sociale, troppe tasse, invasione degli immigrati dal Medio Oriente e dall’Africa rischiano di provocare un corto circuito. I problemi non risolti danno fiato ai nazionalismi e ai populismi.

L’Italia non fa eccezione. Anzi, è tra i paesi europei in maggiore sofferenza. Non sarà facile archiviare in modo indolore Matteo Renzi. Paolo Gentiloni, amico e successore dell’ex presidente del Consiglio, ha tanti fronti aperti, molti problemi da affrontare. Ma il neo presidente del Consiglio, già stretto collaboratore del giovane “rottamatore” di Firenze “rottamato” dalla sconfitta al referendum costituzionale del 4 dicembre, dovrà fare i conti soprattutto con la protesta sociale, causata dalla crisi economica e dall’immigrazione di massa.

Dovrà fare i conti soprattutto con Beppe Grillo, massimo interprete del profondo malessere sociale, provocato dalla Grande crisi finanziaria internazionale scoppiata nel 2008. Il fondatore del M5S è un personaggio straordinario, è per metà comico e metà politico. Da uno spettacolo tenuto al Teatro Politeama di Genova ha dato la linea per combattere Gentiloni: le Piazze contro il Parlamento. Alla folla di spettatori del Politeama ha annunciato: «Tutti i nostri 140 parlamentari usciranno da questo Parlamento finto e antidemocratico e usciremo nelle piazze» per abbattere il governo.

Dal suo potente blog su internet ha precisato la strategia: entro il 24 gennaio verrà organizzata una grande manifestazione dei cinquestelle, «noi compariremo in una piazza d’Italia e terremo lì una seduta parlamentare: sarà un flash mob per la democrazia, dove a parlare e ad essere ascoltati saranno i cittadini». Il Parlamento è snobbato come pure le consultazioni sulla crisi di governo svolte da Gentiloni, perché “riti tristi, triti e ritriti”. L’obiettivo è difendere “la sovranità popolare” stabilita dall’articolo 1 della Costituzione perché Gentiloni, il Pd, il sistema politico, «Il palazzo non vuole prendere atto del no di 20 milioni di italiani» nel referendum contro la riforma costituzionale di Renzi.

È partita la sfida sul rispetto dei principi e delle norme della Costituzione. Gentiloni, chiedendo il voto di fiducia della Camera al governo, ha replicato: è un esecutivo “di responsabilità” che durerà “fin quando avrà la fiducia del Parlamento”. Ha parlato in un’aula in parte vuota, senza i deputati del M5S, della Lega Nord e dei verdiniani di Ala: «La politica è confronto, non odio e post verità. Chi rappresenta i cittadini non deve diffondere paure». Ha contestato le opposizioni assenti e, in particolare, i pentastellati: «Abbiamo i super paladini della centralità del Parlamento che nel momento più importante della vita parlamentare non ci sono». Ha rilanciato la necessità del confronto e di abbassare i toni: «Bisogna farla finita con l’apparentemente inarrestabile escalation di violenza verbale. Il Parlamento non è un social network. Contribuiamo a rasserenare il clima nelle famiglie del nostro Paese».

Gentiloni vuole porre al centro del suo governo l’impegno per il lavoro e rivedere l’Italicum, la riforma elettorale ormai affondata. Tuttavia, dopo il referendum, adesso si annuncia una seconda battaglia campale per chi rispetta la Costituzione. Ognuno prepara la sua lotta.

Le piazze e i comizi sono il sale della democrazia come il Parlamento liberamente eletto dai cittadini. Si tratta di due strumenti essenziali della democrazia come altri, tipo la libertà di stampa. Ma Piazza e Parlamento non vanno messi in contrapposizione, per delegittimare uno dei due. Quando ciò è avvenuto, alcune volte, si sono imposte spaventose dittature.
L’ampia vittoria del no sul sì al referendum sulla riforma costituzionale è stata soprattutto la bocciatura politica di Renzi e del suo governo, per non aver saputo risolvere i gravi problemi dell’Italia dopo aver suscitato tante speranze di rinnovamento (nelle elezioni europee del 2014 il Pd raccolse il 40,8% dei voti). Difatti il no nel referendum ha prevalso in modo travolgente nelle zone più povere del paese, nel Mezzogiorno, con percentuali di oltre il 70% in Sardegna e in Sicilia. Nelle prossime elezioni politiche, probabilmente anticipate al 2017 dal 2018, saranno decisivi i risultati, altrimenti prevarrà la protesta populista. L’anno prossimo si voterà anche in Francia e in Germania e pure lì non sarà una passeggiata. Il virus Piazze contro Parlamento è ampiamente diffuso.


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