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Gomorra o Gomorroide?

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Durante la 39esima edizione delle “Giornate professionali” di Sorrento arrivano, con una casualità da sceneggiatura, i protagonisti di “Gomorra” e il suo specchio in satira “Gomorroide-il film”. Così la riflessione si apre automatica: qual è il metodo migliore per narrare il sistema camorra, riderne o farne un racconto realistico? Sulla serie ispirata al romanzo di Roberto Saviano si sono spesi fiumi di inchiostro. Sociologi, psicologi, persino magistrati, tutti difensori della legalità contro una saga che avrebbe la colpa di essere una “cattiva maestra”, perché non proporrebbe modelli positivi; incitando addirittura l’imitazione nei giovani boss napoletani, che pare abbiano portato nella realtà i comportamenti dei personaggi, come se il piccolo schermo diventasse il mito archetipo, il modello educativo dal quale prendere esempio. Così, tanto per fare qualche sillogismo, dovrebbe essere stato Omero ad aver spinto alla Guerra di Troia e Brian De Palma ad ispirare la costruzione di ville identiche a quella del protagonista di “Scarface” in Campania…

“Lavorare per Gomorra – ha raccontato Marco D’amore (il protagonista della serie è stato premiato a Sorrento nell’ambito della cerimonia dei “Biglietti d’oro”, con la targa Anec “Claudio Zanchi dedicata giovani artisti) – è entusiasmante, perché siamo consapevoli di essere parte di un progetto così ben voluto, ma anche di fare un film che fa male a tanta gente e quindi ne sentiamo la responsabilità”. D’Amore è un ragazzo “impegnato”, la sua storia artistica in 35 anni di età parla chiaro. Nel 2014 produce con la sua compagnia e l’Indiana Production Company il film “Un posto sicuro”, sui disastri dell’Eternit. “Penso sia vergognoso – ha detto – come si è concluso il processo, non mi sento tutelato dalla giustizia, un’altra possibilità mancata per il nostro paese, un incentivo per chi produce, e non lo fa bene, a poterla fare franca”. E quest’anno è stato anche al teatro Eliseo, dove ha messo in scena, nell’adattamento di Maurizio de Giovanni, l’ “Americam Baffalo” del Pulitzer David Mamet, in chiave napoletana. Sempre alle “Giornate” sono stati proiettati alcuni spezzoni del film “Brutti e cattivi” di Cosimo Gomez, che vede l’attore napoletano tra gli interpreti. “E’ un progetto – ha spiegato D’Amore – al quale sono molto legato, sposandolo fin dall’inizio. Perché penso che sia un prodotto che si iscrive in un linguaggio innovativo, nel filone che è partito da film come “Lo chiamavano Jeeg Robot” e fa un racconto di un’umanità che molto spesso viene osservata attraverso la lente del pietismo e invece questa pellicola dimostra che l’essere umano, nonostante le menomazioni del corpo, ha sempre la possibilità di rispondere attraverso lo spirito e l’emotività in una maniera sorprendente”.

Intanto in un fuori programma, ma nello stesso contesto, è stato presentato anche il trailer di “Gomorroide- il film”, la commedia diretta da Francesco Prisco e prodotta da “Tunnel produzioni” e “Bronx Film”, che uscirà nelle sale il primo marzo. “Il film, che si ispira a Gomorra, ma è una storia a parte – raccontano I Ditelo voi, trio di comici protagonisti della pellicola –  parte da un telefilm che prende in giro la camorra. La malavita minaccerà gli interpreti, che poi dovranno scappare per salvarsi. La satira? Non si deve toccare, anche ridere della malavita fa bene”.  E che cosa ne pensa D’Amore della sua imitazione? “Credo – ha detto l’interprete- che sia il prodotto dell’entusiasmo, nato attorno al nostro lavoro, non farei mai la parodia del mio personaggio, del quale ho una visione tragica, perchè così non sarei più credibile. Sono più o meno divertito rispetto ai risultati che ne vengono fuori, in quanto testimonianza dell’ammirazione verso il progetto”. Purchè se ne parli, visto che un tempo qualcuno sosteneva che la Camorra non esistesse, un po’ come Troia.

*Desirée Klain è portavoce Articolo21 Campania


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