Ormai possiamo esserne certi. Nel vichiano, ripetersi periodico delle maschere che animano la scena politica quella che dominò la scena meridionale per un trentennio, quella di Antonio Gava, ministro degli Interni di molti governi nel periodo del craxismo imperante si riproduce ancor, grazie all’interpretazione molto verosimile dell’ex Pci Vincenzo De Luca, presidente(o nell’età renziana, governatore) della regione Campania- che ha imparato rapidamente il linguaggio e gli insulti dell’epopea gavianea e impersona degnamente il vecchio ministro di polizia, come si diceva una volta.
De Luca è un convinto sostenitore di quel clientelismo che ha caratterizzato il giolittismo, come i primi settanta anni dell’esperienza repubblicana .Non a caso ha spronato circa trecento amministratori pubblici della sua regione a condurre una campagna porta a porta per il Sì. L’ex sindaco di Salerno ha fatto una vera apologia delle clientele “democratiche” diventata per certi aspetti già “storica” grazie all’audio integrale della riunione riservata pubblicata in esclusiva da Il fatto quotidiano.it :
Prendiamo Franco Alfieri, notoriamente clientelare. Come lui sa fare la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Una cosa bella. Che cosa bella. Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini ,4 mila persone su 8mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il Sì. Franco, vedi tu come Madonna, offri una frittura di pesce, portali sulle barche ,sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso.”
Alfieri è il sindaco di Agropoli,in provincia di Salerno, non senza qualche problema giudiziario, ed è un democristiano del PD ma su questo torneremo dopo. Per il momento soffermiamoci sul clientelismo della prospettiva deluchiana. Da giovane lo condannava. Da politico anziano lo teorizza e lo predica in senso positivo. Ecco in questo scarto di 25 anni c’è tutta la mutazione genetica della gran parte della classe dirigente postcomunista ,soprattutto nel Mezzogiorno. Ancora prima, quindi, dell’avvento del cinico e spregiudicato renzismo nel dicembre del 2012.In pratica la campagna elettorale ha trasfigurato De Luca nel nuovo Antonio Gava della Campania. Gava fu un boss democristiano, campione del mondo. E il Manifesto fece una magnifica vignetta sul “Manifesto”: Brillante operazione delle forze della camorra nei covi della polizia”. Ma oggi De Luca ricorda il democristiano doroteo Gava per il solito metodo di costruzione del consenso spaziando dal clientelismo al familismo amorale con la sistemazione del figlio al comune di Salerno come assessore per garantirgli un futuro.
Non è solo un caso personale, limitato. No, è stata questa la presunta diversità della sinistra, almeno dalla Campania in giù. Il politologo inglese Percy Allum che già nel 1975 scrisse un fondamentale saggio sul sistema di potere democristiano in Campania (il papà Silvio più volte ministro e il figlio Antonio)quando lasciò Napoli due lustri fa criticò da sinistra il bassolinismo: “E’ stato peggio del laurismo e del gavismo”. Questo per dire che la doreitizzazione di Gava è figlia di un’onda lunga, adesso calvata dal giglio magico. Altro che rottamazione o cambiare verso. E’ il gattopardo travestito ancora una volta da presunto riformismo.”