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BBC denuncia lo sfruttamento dei minori siriani in Turchia

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Giovanni rifugiati lavorano nelle fabbriche tessili per poco più di un euro all’ora. L’inchiesta del network britannico

La prima volta in cui vedi un bambino ricurvo su una macchina da cucire in fabbrica calda e senza aria non ti abbandonerà mai“. Apre così l’inchiesta condotta da BBC Panorama in Turchia sullo sfruttamento lavorativo dei minori siriani il giornalista Darragh McIntyre. Aveva tra gli 11 e i 12 anni, solo uno dei tanti giovanissimi rifugiati in fuga dalla Siria sfruttati dall’industria tessile del paese che MacIntyre ha visto coi suoi occhi.

Obiettivo del lavoro era quello di mostrare come, attraverso lo sfruttamento di minori rifugiati, in Turchia venissero prodotti alcuni dei capi che raggiungono poi gli scaffali delle boutique londinesi – quegli stessi indumenti che arrivano nelle vetrine di numerosi altri paesi occidentali.

Condizione che, purtroppo, è stata confermata dall’inchiesta di McIntyre: le testimonianze e le informazioni raccolte dalla BBC dimostrano che marchi importanti, nonostante la policy contraria allo sfruttamento minorile, ricorrono ai giovanissimi rifugiati per la produzione. Non sempre questo accade in modo consapevole. Secondo quanto rilevato dalla testata, alcune aziende ignorano che ciò avvenga; anche quando la verità è scoperta, però, lo sfruttamento quasi sempre continua.

In un momento in cui è in piedi un accordo tra l’Unione europea e la Turchia per il respingimento nel paese governato da Erdogan dei migranti che, giunti in Grecia attraverso la rotta balcanica, non voglio chiedere asilo alle autorità di Atene, è ancor più importante conoscere quali siano le condizioni di vita dei rifugiati che già vi si trovano.

Senza alternative allo sfruttamento

Sono circa 400mila, secondo l’inchiesta di BBC Panorama, i minori sfruttati nelle fabbriche in Turchia, prevalentemente nel settore tessile.

Solo una piccola percentuale dei circa 3 milioni di siriani che avrebbero cercato protezione in Turchia, infatti, è in possesso dei documenti necessari per lavorare. Per sopravvivere gli altri sono costretti al lavoro nero, senza alcuna tutela e con paghe al di sotto dei tetti minimi nazionali – poco più di un euro all’ora.

“Come tutti i siriani con cui ho parlato – scrive MacIntyre – sono consapevoli di essere sfruttati, ma sanno di poter far poco al riguardo“. Un ragazzo di 15 anni ha raccontato di voler andare a scuola, ma di non poter far a meno di lavorare per riuscire a sopravvivere: “Così trascorreva più di 12 ore al giorno stirando vestiti che sono poi spediti nel Regno Unito”, spiega il giornalista. Sono rassegnati, così come i loro genitori che, pur non volendo vedere i fili sfruttati, sanno di non avere altra scelta per riuscire a racimolare ciò che serve loro per vivere.

Per l’inchiesta clicca qui.

Da cartadiroma


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