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Turchia, arrestati parlamentari del Partito democratico filocurdo. Il contro-golpe di Erdogan continua

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Recep Tayyip Erdogan è ormai senza freni e dopo le retate nei confronti di militari, magistrati, intellettuali e giornalisti la purga si estende ai deputati democraticamente eletti in Turchia.
Le autorità turche hanno arrestato nelle prime ore di oggi undici parlamentari del Partito democratico dei popoli, la formazione più rappresentativa della forte minoranza curda.
Tra i fermati anche i massimi esponenti dell’Hdp, a partire dal suo presidente, Selahattin Demirtas. Gli arresti sono stati effettuati nelle principali città dell’Anatolia orientale, la regione turca a maggioranza curda. I parlamentari sarebbero stati condotti nella centrale di polizia di Diyarbakir. L’azione delle autorità ha provocato l’aspra reazione dei militanti dell’Hdp che hanno dato vita a manifestazioni e hanno tentato l’assalto alla centrale di polizia dove i deputati sono detenuti. Secondo le fonti locali vi sarebbero diversi feriti. Il governo ha ordinato il blocco di tutti i social network.
La morsa di Erdogan sull’opposizione e la censura dei media in Turchia sono dunque sempre più forti, arrivando a colpire fin nel cuore del Parlamento.
La settimana scorsa la polizia aveva portato a termine un’operazione contro Cumhuriyet, storico quotidiano laico del Paese.
Sono stati emessi diciotto mandati di cattura rivolti ai giornalisti che occupano anche posizioni della dirigenza della testata. Tra i fermati figurano Murat Sabuncu, direttore del quotidiano, i giornalisti veterani Aydin Engin, Hikmet Cetinkaya, il rappresentante dei lettori Guray Oz, il caricaturista Musa Kart e Kadri Gursel, consulente editoriale della testata, nonchè membro direttivo dell’Istituto internazionale di stampa.
Le forze dell’ordine hanno perquisito le loro case, inclusa quella di Can Dundar, ex direttore di Cumhuriyet che ora si trova in Germania e per il quale è stato emanato un ordine di cattura.
Al momento dei blitz della polizia si trovavano all’estero anche il giornalista Nebil Ozgenturk e Akin Atalay, avvocato della testata e presidente del consiglio esecutivo della fondazione a cui appartiene Cumhuriyet.
Lo staff del quotidiano più vecchio del Paese e il cui nome (repubblica, in italiano) fu dato dallo stesso fondatore della Turchia moderna Mustafa Kemal Ataturk, è accusato degli stessi reati per cui negli ultimi mesi sono già state chiuse decine di altri media.
Nel caso specifico, i giornalisti in questione sono accusati di aver commesso dei crimini “a nome dei gruppi terroristici PKK e FETO””, ossia il Partito dei lavoratori del Kurdistan e il movimento dell’ex imam Fethullah Gulen, che Ankara indica come responsabile del fallito golpe del 15 luglio scorso.
L’ordine di fermo della magistratura di Istanbul fa inoltre riferimento alle accuse di “irregolarità” commesse durante l’ultima elezione per definire i membri direttivi della Fondazione Cumhuriyet. Un’espressione che è stata valutata da diversi osservatori come un possibile segnale dell’eventuale commissariamento (e conseguente chiusura) del quotidiano. Intanto, l’indagine risulta attualmente coperta da segreto istruttorio e secondo quanto riportato dal quotidiano online T24, ai giornalisti indagati è stato posto il divieto di vedere i propri avvocati per 5 giorni.
La giornalista Ayse Yildirim, in una dichiarazione fatta a nome del quotidiano, ha definito le accuse “ridicole” e ha affermato che “le decisioni di fermo vanno contro la legge e le accuse sono immaginarie. Cumhuriyet non ha mai collaborato nè con FETO e nemmeno con il PKK ed è impossibile che possa collaborarvi”.
Yildirim ha inoltre aggiunto che allo stato attuale non è rimasto un solo dirigente di testata a piede libero “ma tutti quelli che lavorano in questo giornale sono dirigenti. Noi abbiamo subito simili pressioni anche in passato e non ci piegheremo. Qui è in atto un golpe che mira a colpire il diritto dei cittadini di informarsi. Invitiamo tutti a unirsi in solidarietà per il diritto di informare e di essere informati”.
Centinaia di lettori e organizzazioni della società civile si sono radunati davanti alla redazione di Istanbul per sostenere il quotidiano. Allo stesso modo, politici del partito kemalista CHP (Partito repubblicano del popolo) e del filo-curdo HDP (Partito democratico dei popoli) si sono recati nelle sedi di Istanbul ed Ankara del giornale condannando i fermi. Il co-leader dell’HDP, ricordando il recente arresto dei co-sindaci curdi di Diyarbakir Gulten Kisanak e Firat Anli, ha affermato che l’operazione rivolta ai giornalisti di Cumhuriyet si inserisce all’interno di uno stesso, unico obiettivo, quello di raggiungere “la meta della dittatura”.
Sui nuovi arresti dei giornalisti del quotidiano d’opposizione Cumhuriyet si erano espressi il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, ribadendo che bisogna tenere alta l’attenzione su quanto sta accadendo in Turchia ormai da anni e, soprattutto, all’indomani del fallito colpo di Stato del 15 luglio scorso, con migliaia di intellettuali, docenti universitari, scrittori, magistrati, impiegati pubblici finiti in prigione con l’accusa di avere legami con i golpisti di Fetullah Gulen e con i separatisti curdi.
Articolo 21, Fnsi e altre organizzazioni che da mesi portano avanti una campagna contro il bavaglio turco auspiacano ora che coloro che hanno esistato o addirittura ‘difeso’ Ergogan, vittima del fallito (presunto…)colpo di stato, prendano una posizione chiara e forte sul golpe reale che il presidente turco sta attuando con la compiacenza di una debole Europa, incapace di deplorare l’escalation da regime della Turchia tanto meno di assumere azioni per frenarne la deriva autoritara.


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