“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli». Così Umberto Eco , nel giugno del 2015 ,nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale a Torino dopo aver ricevuto dal rettore la laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei media”… E continuava invitando i giornali «a filtrare con un’equipe di specialisti le informazioni di internet perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno».
Una dichiarazione provocatoria che, per l’appunto, provocò non poche reazioni nel popolo di internet che si sentì insultato e trattato con superiorità…al di là del fatto se si è d’accordo o meno con il filosofo e scrittore morto il 19 febbraio scorso, c’è da prendere atto del fatto che proprio quella parte del popolo di internet che lo attaccò duramente in quell’occasione, ha involontariamente dimostrato che Eco aveva ragione.
Ma veniamo ai fatti. Postata su un sito fake con la testata “News Tg24”, è cominciata a girare sul web la foto del signor Ginetto Mori , militante del Partito democratico con una vaga somiglianza con Umberto Eco con indosso una maglietta arancione con su scritto “basta un si” e accanto ad un articolo dal titolo:”Eco: chi voterà no è un imbecille e i grillini sono una legione di imbecilli. “
Possiamo stare a discutere ore sull’opportunità di postare una foto e un articolo del genere. Ma certo le reazioni e la violenza delle risposte sui social sono sconcertanti e danno drammaticamente ragione al vero Umberto Eco.
“Pancione venduto”, “opinionista lecchino di regime col cervello ormai ingolfato dal grasso”…”Snob superficiale” gli insulti più gentili rivolti a Eco dandolo per vivo…così si è scatenato “il popolo del web”…una cascata di insulti inarrestabile… senza tenere in considerazione la crassa ignoranza di chi insultava senza sapere che il filosofo era morto (ma dove vivono? Della morte di uno dei più grandi esponenti della cultura italiana non ne hanno parlato solo su giornali, riviste, radio, televisioni, ma anche sul web!!) ciò che colpisce è proprio la violenza rovesciata digitando parole sulle tastiere dei computer. Parole di odio, di disprezzo, piene di maleducazione e di astio. Reazioni feroci, di chi, sembrava, non stesse aspettando altro che di sfogare una rabbia covata. Ovviamente per altri motivi.
E’ il linciaggio verbale. Il web può avere questo potere , quello di attizzare il fuoco della violenza delle parole , una violenza altrettanto pericolosa di quella fisica perché si nutre e cresce davanti ad un computer ma sa uscire fuori ed esprimersi nella vita di ogni giorno con luoghi comuni, stereotipi e ignoranza.
Questo è quanto è accaduto con il falso articolo e la foto- bufala.
L’onda di insulti ha cominciato a rallentare soltanto quando un utente ha scritto “Non capisco più se state scherzando o se i commenti a questo post sono seri”, e qualcun altro ha cominciato a prendere in giro ricordando che Eco era morto .
Così. Fra una battuta sarcastica e un po’ di stupore, tutto, pian piano, si è spento.
Internet sarebbe ed è un formidabile strumento di democrazia, ne sono convinta. Ma è anche un animale pericoloso e feroce che se risvegliato può vivere di vita propria, muoversi, correre, e nella sua folle corsa non poter più essere fermato.
Bisogna stare attenti. Forse anche con gli esperimenti e con gli scherzi. Scatenare odio, credo non sia mai un bene.
Certo è che Eco, se fosse vivo, se la riderebbe non poco. Con la grande soddisfazione di aver dimostrato di aver avuto ragione.