Solo un convinto europeista come Roberto Ippolito poteva scrivere un libro tanto dettagliato ma allo stesso tempo leggibile e comprensibile come “Eurosprechi” sottotitolo: tutti i soldi che l’Unione butta via a nostra insaputa edito da Chiarelettere. La prima presentazione nazionale organizzata in un luogo sconosciuto come la Sala Ovale di Borromini nell’Oratorio dei Filippini a Roma e condotta da un giornalista come Domenico Iannacone che con i suoi “Dieci comandamenti” il programma di Rai 3 tesse e cuce le sue inchieste morali che raccontano l’Italia di oggi.
Un intreccio insomma non scontato per un incontro di passioni e professionalità come quella espressa da Roberto Ippolito già autore di libri come “Evasori”, “Il bel paese maltrattato”, già direttore comunicazione di Confindustria e direttore relazioni estere dell’Università Luiss. Il merito di “Eurosprechi” oltre alla chiarezza è saper descrivere e spiegare gli sprechi miliardari e spaventosi dell’EU: gli sprechi dell’Europa sono troppi e troppo abbondanti: esempi quotidiani che mettono a serio repentaglio il futuro dell’Unione.
La prima domanda che pone l’autore è se gli europeisti siano davvero impegnati a ridurre – se non cancellare – del tutto i pretesti delle forti correnti e azioni disgregatrici dell’UE. Iannacone contestualizza partendo dall’attualità: dai muri, le divisioni, la Brexit e l’approccio politico ungherese alla migrazione. Ippolito guida e accompagna con le parole, perché in fondo tutto si tiene insieme. Ecco allora illustrare con numeri alla mano la teoria secondo cui se l’UE non si preoccupa di come spreca soldi alimenterà tutto il peggio del Vecchio continente “vorrei che questo libro fosse al servizio di chi crede nell’Europa non di chi la vuole distruggere” commenta Ippolito ammettendo di temere il pericolo che la sua produzione venga strumentalizzata dalle anime populiste e disgregatrici della Comunità. “È necessario che si metta mano alle strutture che non stanno funzionando” ammonisce introducendo alcuni dei numeri che certificano il fallimento di questo progetto di unità economica, finanziaria e politica oltre che di popoli: “La Corte dei Conti europea calcola errori nei pagamenti del 2014 pari al 4,4 per cento di tutte le uscite. I soli errori incidono per 6,3 miliardi di euro su un bilancio complessivo di 142,5 miliardi”. In sole 144 pagine Roberto Ippolito è riuscito a condensare e soprattutto tradurre oltre mille fogli e tabelle illeggibili, incomprensibili ai più ma che riguardano tutti noi. “Un lavoro davvero faticoso” ammette spiegando anche il perché non abbia voluto riportare nessuna dichiarazione virgolettata. “Se ho sbagliato in qualcosa prendetevela con me” avverte il pubblico. “Non ho volutamente riportato commenti di politici, economisti o altre figure autorevoli perché avevo la necessità di raccontare la realtà per quello che rappresenta senza filtri se non le cifre”. “Eurosprechi” è un libro che si legge con piacere, merito dell’efficace – intelligente – capacità di ordinare la realtà: suddiviso in capitoli “Eurosprechi” diventa un manuale dove attingere per comprendere il “Deficit eccessivo”, “Controlli cercasi”, ” Proliferazione degli enti” oppure ancora “Amati dipendenti”.
Tra gli esempi documentati dall’autore, le autostrade su cui circolano poche auto nonostante gli immani investimenti, gli aeroporti nuovi eppure spesso deserti, il tonno pagato sei volte di più, perfino i dipendenti gratificati da un’indennità extra anche se sono malati. Insomma, si capisce che l’Unione così com’è annaspa e non funziona: vedendola sprecona e ingiusta, verrebbe quasi voglia di imitare il popolo inglese e abbandonarla. Ma Ippolito non demorde. “Guardare in faccia la realtà, anche se è amara, è importante per essere in grado di cambiarla.
Ognuno di noi può fare qualcosa, nel rispetto del proprio ruolo”, risponde l’autore a Iannacone che ha l’audacia di chiedergli se di fronte a questo quadro complessivo ha mai addirittura pensato che l’Italia fosse meglio dell’UE. “L’idea di questo libro mi è venuta come reazione alla pressione di alcuni stimoli, spunti e fatti che non riuscivo più a reggere” racconta Ippolito introducendo i presenti nel cammino di questo lavoro editoriale iniziato dall’enorme mole di informazioni della Corte dei conti europea (e dunque “senza basarmi su chiacchiere e opinioni”, dice). “Non avevo certezze di cosa avrei trovato, invece ho scoperto una valanga di dati. È stato un lavoro serio, perché volevo dare al lettore tutte le pezze d’appoggio”. Poi alla domanda risponde facendo piuttosto un parallelo tra le due realtà. Il sogno dell’Europa va coltivato e costruito ogni giorno per lo scrittore. “Serve rinunciare a tutti quei piccoli interessi che poi creano gli sprechi” poi sottolinea come “la Brexit sia certo nata dalla miopia che si possa far da soli, ma anche da quel sentimento antieuropeo favorito da comportamenti sbagliati come gli sprechi. Il tema di come usare i soldi è essenziale per chi crede nell’Europa e per combattere quanti vorrebbero distruggerla”.
Nota a margine di questo articolo: per capire lo stile di Roberto Ippolito chi scrive confida che non le era mai capitato di partecipare alla presentazione di un libro dove lo stesso autore si è preoccupato di realizzare degli eleganti fogli che riportano una descrizione del lungo in cui avviene l’incontro, sottolineo: non un abstract autocelebrativo della nuova pubblicazione bensì una nota sulle caratteristiche architettoniche e i cenni storici della sala, a beneficio di tutti.