Hanno minacciato di farlo finire come la verdura: tritato. Così Sasha Sotnik, cronista televisivo di 48 anni, inviso al Cremlino, è scappato da Mosca e si è rifugiato a Tblisi, in Georgia. Lo racconta in un’intervista rilasciata in esclusiva all’agenza di stampa genovese Aba News, che nel suo sito (www.abanews.it) pubblica una sintesi di circa 10 minuti, doppiata in italiano e ricavata da una conversazione avvenuta via Skype, durata oltre mezz’ora.
Sasha, nonostante la paura, non si arrende. Si è organizzato e trasmette i suoi servizi sfidando lo zar del Cremlino con la sua solita tecnica: ferma la gente per strada e chiede opinioni, poi le manda in onda attraverso il suo canale Youtube. È l’ennesimo giornalista minacciato di morte in un Paese dove, giura, si vive nella paura, l’informazione è pura propaganda di regime, chi cerca di fare giornalismo indipendente è sottoposto a pressioni di ogni tipo.
Scrittore, poeta, un passato da musicista e artista, Alexander Sotnik confessa di avere paura. Secondo l’International Federation of Journalism, tra il ‘92 e il 2009 in Russia sono scomparsi o morti 300 giornalisti. La fuga di Sotnik coincide emblematicamente con la ricorrenza dei 10 anni dell’uccisione, nel portone di casa, della giornalista Anna Politkovskaya (7 ottobre 2006), autrice di numerosi servizi e inchieste sui diritti umani, soprattutto in Cecenia, per la Novaja Gazeta. E con il compleanno di Vladmir Putin, nato lo stesso giorno del 1952 a Leningrado.