Lo dice Lotti, detto “Lampadina”, l’uomo di fiducia. Offende D’Alema: “Critica il premier perché accecato da rabbia e odio personale”
Di Alessandro Cardulli
Il Libro della Genesi, che è il primo libro della Bibbia, racconta che Dio creò il mondo in sette giorni. In realtà furono sei, il settimo si riposò. Vediamo la creazione fin dall’inizio, genesi appunto: Passato senza data, Notte e Giorno, Cielo e Mare, Alberi e piante, Sole e Luna, Uomo (donna compresa) e Animali, Riposo. Niente vero, un grande scienziato che riscopre il futuro, ci fornisce una versione diversa, molto più terrena. In realtà – racconta – a creare tutto questo ben di Dio, non è stato quel Dio di cui ci parla la Bibbia, ma Renzi Matteo. Lo scienziato, studioso del passato e sopratutto del presente, si chiama Luca Lotti, l’angelo che protegge Matteo. Da non confondere con gli angeli caduti, capofila Lucifero, che finirono bruciati dalle fiamme dell’Inferno.
La rapida carriera del sottosegretario, da Montelupo a Palazzo Chigi
I due si conoscono a Montelupo paese di Lotti, alla Fiera della Ceramica. Classe 1982, soprannominato “Lampadina” per il biondo dei capelli, giovane di belle speranze, consigliere comunale. Oggi è sottosegretario alla presidenza del Consiglio, uno dello staff, anzi il “meglio” dello staff cui Renzi affida tutte le operazioni, politiche e non. E’ il primo renziano a mettere piede al Nazareno, e anche da altre parti, quelle di Verdini. In un giro “elettorale” fatto in alcune regioni del Mezzogiorno facendo campagna per il “sì” al referendum, ha fatto collezione di incontri, diciamo “pericolosi”, politicamente s’intende, per non dir peggio. I verdiniani al confronto con talune “personalità” sembrano dei seminaristi di primo pelo. Lotti entra in segreteria, si dice che niente si muove se non c’è il suo assenso. Il “chi è” di Lotti dice che è “abituato a lavorare dietro le quinte”, “rari i casi in cui si è esposto in prima persona”. L’angelo custode non è riuscito a trattenersi quando Massimo D’Alema ha “osato” criticare Renzi Matteo. “Pensi a governare – ha detto – invece di andare in giro a far comizi”. L’ex premier ha solo dato corpo a ciò che tutti possono costatare visto che c’è sempre una televisione che lo segue, che ad ogni ora del giorno la sua faccia spunta sulle reti televisive, quella pubblica in particolare e anche in quelle Mediaset, non si sa mai, deve aver detto Berlusconi ai suoi, Confalonieri in prima fila, schiettamente renziano, voterà al referendum. Lotti risponde: “Se solo l’ex premier Massimo D’Alema non fosse così accecato dalla rabbia e dall’odio personale per non aver ottenuto la sua poltroncina di consolazione, potrebbe agevolmente scoprire la realtà”. Volgarità a parte, sono in pieno stile del partito renziano. E’ proprio la “realtà” che dà ragione a Massimo D’Alema.
Il resoconto di una giornata renziana. Tutto da ridere
Vediamo cosa mette in fila Lotti. Dice che “ieri il presidente del Consiglio ha inaugurato i lavori contro il dissesto idrogeologico sul Bisagno che nessun governo aveva voluto prima di noi. Neanche i due governi D’Alema”. Poi ci offre il resoconto della giornata renziana. Tutto quello che Dio ha fatto in sette giorni, lui il Renzi Matteo lo ha fatto in un giorno, a Treviso prima, poi nel percorso per arrivare a Genova. Ha incontrato – ci racconta Lotti – aziende, lavoratori, uomini dello sport, lavoratori della scuola, artigiani per rilanciare la crescita del Nord-est attraverso investimenti mirati e il coinvolgimento di tutti. Poi ci dice che il presidente del Consiglio sempre ieri ha incontrato oltre cento sindaci tra Treviso e Genova per parlare di legge di stabilità in particolar modo discutendo di come liberare gli avanzi d’amministrazione per l’edilizia scolastica. Siamo curiosi di sapere, Lotti ce lo dirà alla prossima puntata, se qualche incontro è avvenuto in autogrill. Ancora, il presidente del Consiglio ha ascoltato le vittime della mala gestione delle banche venete frutto di una mancata riforma delle popolari che nel 1998 fu preparata da Ciampi e Draghi ma non realizzata dal governo D’Alema. E che è stata realizzata diciassette anni dopo dal governo Renzi. Che stamani il presidente del Consiglio parlerà di industria 4.0, visiterà il Cottolengo, si occuperà di aziende dell’aerospazio.
Non contento, enumera poi i risultati della politica del governo. Mentre tutti i dati economici sono in negativo, Lotti nella sua esaltazione del capo, dell’uomo solo al comando, enumera quanto di bello ha fatto l’esecutivo, leggi Renzi. “Potremmo discutere della riforma del mercato del lavoro che lui teorizzò e non realizzò, della riforma delle unioni civili, che lui teorizzò e non realizzò e di molte altre scelte legislative che sicuramente D’Alema avrebbe ben accettato se solo avesse ottenuto una modesta poltrona di consolazione”. Poi la stoccata finale: “Spiace che un autorevole ex leader della sinistra sia così roso dal risentimento. Ma continueremo a ricordare con affetto la stagione dalemiana delle battaglie riformiste rottamate oggi dalla rabbia e dall’invidia”.
L’ex premier: se vince il Sì milioni di elettori non si sentiranno a casa
D’Alema, ovviamente, non ha bisogno di avvocati difensori, non lo saremo certo noi. Diciamo solo che Lotti impersona perfettamente il suo capo: gli avversari, soprattutto se sono nel partito in cui anche tu militi, sono nemici che devono essere distrutti, rottamati. L’ ex premier non se l’è presa molto, considera Lotti per quello che è, non ti curar di lor ma guarda e passa. Di Renzi fa notare che “dice tante cose spesso in contrasto tra loro, ha appena finito di dire che non intende personalizzare il referendum e ha sbagliato a farlo in passato, dopodiché ha lanciato sfide per duellare con tutto il resto del mondo. Una sorta di confronto fra Renzi e resto del mondo. Lui dovrebbe occuparsi del governo del Paese, magari vedendo se riesce a far quadrare i conti della legge finanziaria, della disoccupazione, della crisi”. “Ci sono tanti esponenti del Pd o alleati, tra questi Cicchitto, Verdini, Casini, che possono dedicarsi alla battaglia referendaria” ha aggiunto l’ex premier.
“Non ho desiderio né propensione a fare partiti o scissioni”
Ripete che nelle “mie parole non c’è perfidia, è descrizione dei fatti. Il presidente del Consiglio dovrebbe governare il paese. E’ chiaro che la vittoria del sì – conclude D’Alema – spingerebbe il Pd a diventare sempre più il partito di Renzi, e non più il Partito democratico. La mia impressione è che nel Pd di Renzi in caso di vittoria del sì milioni di elettori non si sentiranno più a casa. Noi già abbiamo perso 3 milioni di voti dalle europee in poi. Ma il problema non riguarda me. Io non ho desiderio né propensione a fare partiti o scissioni”.