Silvio Berlusconi, 80 anni il 29 settembre, barcolla ma resta ancora in campo. Il presidente di Forza Italia da tempo non guida più né il governo né l’opposizione. Non è più presidente del Consiglio, la sua agibilità politica è stata ridotta dalla condanna definitiva per frode fiscale, ha incassato una raffica di scissioni, il suo partito da primo è divenuto il terzo o il quarto in Italia.
L’appannamento avanza anche nelle attività aziendali e nel calcio. Il Cavaliere ha deciso di vendere dopo trent’anni il Milan, mentre l’antico alleato Vivendi si sta tramutando in un avversario della Fininvest, il suo gruppo imprenditoriale. Tuttavia Berlusconi reagisce alle difficoltà, riprende l’iniziativa in politica: il centro-destra frantumato in tanti pezzi non è riuscito a trovare una leadership alternativa alla sua.
L’uomo che nel 1994 riunificò e portò al governo per la prima volta il centro-destra, esce dal cono d’ombra nel quale era piombato per lunghi mesi. Il presidente di Forza Italia, un po’ per la delicata operazione subita al cuore e un po’ per la sconfitta patita nelle elezioni comunali di giugno, è rimasto a lungo lontano dalle luci della ribalta della politica. Adesso ha infilato un tris ed è ritornato in campo con un piglio da protagonista. In una settimana ha ricevuto nella sua villa di Arcore prima Matteo Salvini, poi Stefano Parisi e quindi l’ufficio di presidenza di Forza Italia.
Berlusconi tesse la sua tela. Il centro-destra resta diviso e su posizioni diverse, ma i contrasti sembrano attenuarsi. Il segretario della Lega Nord continua a proporre le elezioni primarie per la leadership del centro-destra e punta sempre su se stesso. Tuttavia già prima di andare a cena nella villa del Cavaliere, ha riconosciuto nell’adunata annuale leghista di Pontida: «Il nostro interlocutore privilegiato nel centrodestra resta Silvio Berlusconi».
Non è stato semplice nemmeno l’incontro ad Arcore con Parisi, eppure è l’uomo “incaricato” dal Cavaliere di riorganizzare Forza Italia e di rilanciare il centro-destra. L’ex manager, impegnato a realizzare Energie per l’Italia, è contestato sia da Salvini e sia da gran parte del gruppo dirigente azzurro (in testa i capigruppo parlamentari Renato Brunetta e Paolo Romani). L’ex presidente del Consiglio apprezza l’impostazione riformista del candidato a sindaco di Milano che a giugno ha sfiorato il successo solo per una manciata di voti. Loda l’obiettivo dell’ex amministratore delegato di Fastweb di costruire «un centrodestra unito, di credibile alternativa di governo», composto di persone provenienti dal mondo delle imprese, delle professioni, dell’università, del lavoro; tuttavia, nutre delle riserve sulla sua impostazione troppo da lezioni universitarie.
Difficile è stata pure la riunione con l’ufficio di presidenza di Forza Italia. Molti dirigenti del partito fondato da Berlusconi temono di essere “rottamati” da Parisi o da Energie per l’Italia; il nuovo partito al quale, per molti, starebbe lavorando. Tuttavia il Cavaliere ha rassicurato tutti: «Forza Italia è orgogliosa dei suoi dirigenti», non verrà sciolta ma rilanciata. Sul come, però, ha dato una ricetta simile a quella di Parisi: no al referendum costituzionale, lotta ai fallimenti del Pd renziano e del M5S, porte aperte ai volti nuovi. Più precisamente: gli elettori moderati delusi si riconquistano solo con uomini provenienti dalle “trincee del lavoro” e “non solo dal professionismo della politica”.
All’imprenditore Berlusconi piace il manager Parisi, ma l’investitura per la successione non sembra ancora arrivata. Un comunicato stampa di Forza Italia ha annunciato per novembre «una Conferenza programmatica» anche «in vista delle possibili scadenze elettorali». C’è una precisazione significativa: la Conferenza «sarà aperta e conclusa dal Presidente Berlusconi». In sintesi: il presidente di Forza Italia rientra nel ring.
Un occhio attento a Beppe Grillo e uno a Matteo Renzi. Berlusconi ha sette vite. L’ex presidente del Consiglio, nella riunione con i vertici di Forza Italia, avrebbe anche sollecitato ad allargare lo spazio, aperto da Renzi, a modificare l’Italicum. Il Cavaliere avrebbe gettato alle ortiche “la religione” del sistema elettorale maggioritario, l’antica bandiera della Seconda Repubblica: «Giudico interessante, comunque da approfondire, la proposta dei Cinque stelle sul proporzionale e le preferenze». La sterzata verso il sistema elettorale proporzionale, versione modello tedesco, restituirebbe un ruolo centrale a Forza Italia declassata da grande a medio partito e riaprirebbe le porte a un confronto con il presidente del Consiglio.
Il problema è la leadership del centro-destra, per vent’anni svolta da Berlusconi. Alcuni mesi fa, anche per l’età avanzata, aveva detto di voler passare la mano, di non voler fare più “il capitano” ma “il regista” del centro-destra. Forza Italia è in picchiata nei consensi. Molti suoi elettori si sono rifugiati nell’astensione o hanno votato per i cinquestelle di Beppe Grillo, visti come la vera opposizione al governo di Matteo Renzi. Così Berlusconi attacca il presidente del Consiglio e cerca di essere il “federatore” di un nuovo centro-destra. Si prepara alla battaglia contro il referendum costituzionale del governo e a tutte le possibili conseguenze: «Solo dalla vittoria del No può partire una vera stagione riformatrice, pur consapevoli del fatto che la vittoria del No avrà conseguenze politiche delle quali Renzi dovrà tenere conto».
Tutto è possibile. Forza Italia, riorganizzata da Parisi, potrebbe anche cambiare nome. Molto gettonati sono Altra Italia e Per l’Italia.