Nel primo scatto c’è lei che parla ai suoi colleghi fuori dall’azienda che li ha licenziati. “Allora, ascoltate: venerdì si fa manifestazione. Occorre esserci tutti, portiamo anche le nostre famiglie”. Sono in tanti, centinaia, i colleghi che la ascoltano sul piazzale davanti al call center, assiepati sul cancello che per otto anni hanno varcato per andare a lavoro. Alcuni non sentono e Valentina Borzì alza la voce: “Dobbiamo essere tutti ok? “. Poco dopo parte un grido collettivo (e liberatorio): “Siamo tutti Qe!”.
“Siamo una bella famiglia”, mi dice Valentina. “Molti di noi hanno fatto le elementari assieme. O il liceo. O l’università. Ci conosciamo tutti. Chi ha fatto questo, chi ha chiuso il call center, non ha distrutto solo posti di lavoro ma una bella comunità di donne e di uomini che hanno dato tanto a quest’azienda. Quello che fa rabbia è che non eravamo nemmeno in crisi, avevamo commesse, lavoro… Tutto svanito per la malagestione aziendale: debiti per 6,5 milioni di euro accumulati non si sa come”.
Nel secondo scatto, Valentina è assieme a tante altre donne in un posto che sembra una pasticceria. Indossano tutte un camice bianco, anche lei: “Ho dovuto indossarlo anch’io per entrare qua e fare la foto con tutte loro”. Le donne della foto espongono un cartello: “#IOSONOQE”. Sono all’interno dell’azienda dolciaria “Etna Dolce” alla quale Valentina si è rivolta per chiedere un contributo alle spese che i lavoratori devono sostenere per partecipare alla manifestazione di venerdì. “Molti di noi non hanno nemmeno i soldi per la benzina, io stessa sono senza macchina: ho dovuto decidere se pagare le tasse universitarie o l’assicurazione. Un mio collega ha dovuto vendere le fedi nuziali. Ora sto girando i negozi e le officine di Paterno’ per chiedere un contributo, dobbiamo pagare gli striscioni e i biglietti dell’autobus per Catania, venerdì mattina. C’è il corteo e occorre essere tutti”. E la risposta dei commercianti paternesi è stata clamorosa. Da “Seby e Salvo gomme” a gioielleria “Reitano-Zito” a centinaia hanno sottoscritto: “E non solo i negozianti ma anche i clienti. Abbiamo ricevuto donazioni da 50 centesimi fino a 50 euro” racconta Valentina. “Molti erano sorpresi di rivedermi dopo tanto tempo. Ultimamente, per noi di Qe’, non sono tempi facili. Da quando sono stata eletta sindacalista ho dovuto gestire solo problemi, “esuberi” cassa integrazione, contratto di solidarietà. Ho fatto riunioni persino sotto casa mia. E nel frattempo lavoravo sodo nel call center. Tutto il mio tempo libero, negli ultimi anni, l’ho dedicato all’attivita’ sindacale, a risolvere problemi, a trovare risposte per me e i miei colleghi. Oggi ci sentiamo derubati. E non solo dei soldi degli stipendi arretrati ma soprattutto del futuro, nostro e delle nostre famiglie”.
Lunedì Valentina ha l’ultimo esame all’università: “Per molto tempo ho dovuto trascurare lo studio per lavorare. Ora ho trent’anni e ho deciso di laurearmi, Spero di poter fare l’esame lunedì ma se arriva una convocazione dalle istituzioni dovrò saltarlo ancora. In questo momento la priorità è lavorare. Ci vediamo venerdì mattina, al corteo in piazza Roma. Dobbiamo essere tutti”.