Un app per i servizi dedicati ai richiedenti asilo, richieste d’asilo a tempo, servizi condivisi per migranti e cittadini. Sono alcune delle proposte emerse durante la Summer school di Europa asilo a Brescia. “Aiutare l’altro non è compassione, ma un dovere morale”
ROMA – E se a un corso di inglese pensato per i richiedenti asilo in accoglienza partecipassero anche i cittadini del Comune? Perché non poter monitorare l’iter delle domande di protezione internazionale direttamente con un’app sul telefonino? E ancora, perché non pensare a un tempo limite oltre il quale la domanda di asilo politico è dichiarata automaticamente ammissibile? Sono queste soltanto alcune delle idee emerse durante la Summer school organizzata da Europa Asilo a Bresca, dall’8 al 10 settembre. Oltre 200 partecipanti, la maggior parte dei quali operatori nei centri di accoglienza Sprar sul territorio, che per tre giorni hanno ragionato su come migliorare il sistema di asilo in Italia.
Tra le criticità emerse sicuramente quelle giuridico/ legali, a partire dall’aumento nell’ultimo periodo del numero di richieste d’asilo respinte (i dinieghi nei primi mesi del 2016 sono già il 60 per cento). Gli operatori si sono chiesti dunque come superare il problema, soprattutto quando si ha di fronte una persona che durante la permanenza in accoglienza è stata inserita in un percorso di scuola o lavoro. La soluzione ipotizzata è quella dell’allargamento per queste persone la possibilità di usufruire della protezione umanitaria. Non solo, ma si chiede anche un’applicazione della legge meno parziale, dal momento che spesso le decisioni delle commissioni territoriali variano da Nord a Sud. Infine, per superare i tempi biblici delle domande di asilo si è pensato a un tempo limite oltre il quale il richiedente riceve di default la protezione internazionale.
L’altro tema affrontato è stato quello dell’accoglienza. Alla Summer school erano presenti, infatti, alcune delle migliori realtà locali impegnate nei centri Sprar di tutta Italia. Al centro del dibattito, dunque, il tema dell’integrazione tra le buone pratiche portate avanti in alcuni centri e il territorio. Tra le soluzioni ipotizzate c’è quella di rendere fruibili i servizi pensati per i migranti anche ai cittadini, che altrimenti avrebbero difficoltà ad accedervi: un esempio su tutti sono i corsi di inglese. “Perché, si sono chiesti gli operatori, se mettiamo su un buon servizio non possiamo renderlo accessibile a tutti i cittadini?”. Non sono mancate poi le idee più innovative: la maggior parte dei migranti ha un telefonino a disposizione, per comunicare con la famiglia rimasta nel paese d’origine. E allora, perché non pensare a un’app per alcuni dei servizi principali, dalle domande d’asilo ai bisogni più essenziali.
A dividere, invece, il tema del lavoro volontario dei rifugiati: secondo alcuni essenziale per impiegare e far integrare i migranti nelle comunità, secondo altri un vero e proprio ricatto morale. “Non deve essere lavoro forzato né dettato dall’opportunità di contrastare spinte xenofobe – sottolinea Gianfranco Schiavone di Asgi – Servirebbe una seria regolamentazione”.
I lavori della Summer School saranno disponibili nei prossimi mesi. “Don Milani ci ha insegnato che il problema dell’altro è anche un mio problema – ha sottolineato Agostino Zanotti, di Adl Zavidovici, una delle realtà organizzatrici della Summer school -. L’aiuto ai rifugiati non è dettato da un senso di compassione ma è un dovere morale. Per questo dobbiamo indignarci rispetto alle ingiustizie e cercare sempre di restare umani”.