Dare luce e voce alle storie di chi vive ogni giorno la tragedia della guerra civile in Siria. Questo l’appello lanciato dalle numerose associazioni scese in piazza oggi, 2 settembre, a Roma per chiedere #StopBombeInSiria.
Un’iniziativa che, partita dal portavoce di Unicef, Andrea Iacomini, e rilanciata dalla giornalista e attivista di Articolo21, Antonella Napoli, ha raccolto nei pressi della sede romana della Commissione europea rappresentanti di organizzazioni non governative come Amnesty International, Arci, Comunità di Sant’Egidio, Tavola della Pace, solo per citarne alcune, e del mondo del giornalismo, come l’Usigrai, l’Associazione Stampa Romana, l’Ordine dei giornalisti del Lazio, NoBavaglio e la Federazione nazionale della stampa italiana.
Un’occasione per accendere i riflettori sulla situazione del conflitto in Siria, ma anche sulla condizione dei giornalisti e degli operatori dei media nel Paese mediorientale che, come ricorda Reporter senza frontiere nei suoi report, è oggi il più luogo letale al mondo per chi si occupa di informazione.
Metà della popolazione della Siria non ha più una casa, 470mila persone hanno perso la vita, quasi 2 milioni sono rimaste ferite o mutilate, l’aspettativa di vita è passata dai 70 ai 55 anni e poi tanti, troppi bambini vittime di una situazione ormai insostenibile. Questi i numeri che misurano la tragedia siriana. Numeri sconosciuti ai più proprio perché l’informazione su quanto accade dell’altra parte del Mediterraneo stenta a far breccia nei media mainstream e a raggiungere l’opinione pubblica.
Da qui l’appello. «Chiedo ai giornalisti di dare forza in modo ossessivo alle voci che ancora arrivano dalla Siria. A noi spetta amplificare quei messaggi: fate ascoltare le parole degli scrittori siriani, fate ascoltare le voci di chi ogni giorno si confronta con la realtà in Siria, dei volontari, dei medici che operano in quel Paese», ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti.
E anche al prossimo appuntamento della marcia per la pace Perugia-Assisi, «si apra – ha auspicato Giulietti – uno spazio di riflessione dedicato alla Siria: se ne occupino i media, se ne occupino gli artisti, il mondo della cultura, il mondo della comunicazione. Mi piacerebbe che anche dal festival del cinema di Venezia, dove sono ospitati due film siriani, si levasse il grido: “Fermare i bombardamenti subito” e “Aprire i corridoi umanitari in Siria”».
In piazza, a chiedere la fine dei bombardamenti e la pace il Siria, anche lo scrittore italo-siriano Shady Hamadi. «L’umanità è finita ad Aleppo – ha raccontato Hamadi –. Le storie dei ragazzi che ancora resistono in Siria sono storie di paura. Si svegliano la mattina e fanno il giro per chiedere se qualche parente o conoscente è morto nella notte. “Dov’è Dio in tutto questo”, ho chiesto ad un amico che vive lì. “Non chiederti dov’è Dio, Lui non c’entra. Chiediti dove sono i 7 miliardi di persone che sanno quello che avviene ma non agiscono”, mi ha risposto».
«L’iniziativa di oggi – hanno ribadito a sit-in concluso il segretario generale Raffaele Lorusso e il presidente Giulietti – è stata l’occasione per le numerose associazioni della società civile che vi hanno preso parte per accendere i riflettori sul dramma che sta vivendo la popolazione di quel Paese martoriato, ma anche il momento per chiedere alle autorità nazionali ed europee di intervenire per fermare quella che sta diventando una vera e propria carneficina, oltre che un’emergenza umanitaria».
Per la Federazione nazionale della stampa italiana, inoltre, «è stata l’occasione – hanno concluso i vertici della Fnsi – per rimarcare l’esigenza di fermare le uccisioni di giornalisti e operatori dei media in quel Paese (e non solo lì), fenomeno che pone la Siria ai primi posti nella triste graduatoria mondiale dei luoghi più pericolosi per chi fa informazione».
MULTIMEDIA
Qui il video dell’intervento del presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti.
Qui il video dell’intervento dello scrittore siriano Shady Hamadi.
Sull’account Twitter @FnsiSocial, infine, alcuni altre foto del sit-in.