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Addio al poliedrico e surreale Gene Wilder

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L’irresistibile intensità di quello sguardo, cosi  rapido e vispo, ha reso Gene Wilder (1933-2016) uno dei commedianti più amati del grande schermo

Ci lascia anche Gene Wilder, attore poliedrico, surreale, sulfureo, originario del Wisconsin, figlio di due ebrei russi emigrati in America: William e Jeanne. Terminati gli studi universitari, Gene si trasferisce in Inghilterra dove, oltre a frequentare la Bristol Old Vic Theatre School, si iscrive ad un corso di scherma. Una volta tornato negli Stati Uniti, egli inizia la carriera recitando nei teatri off-Broadway e si mantiene impartendo lezioni di scherma. Ben presto le sue fatiche vengono premiate, quando qualche anno più tardi, entra a far parte dell’Actor’s Studio. Qui incontra la prima moglie, Mary Mercier, da cui divorzia nel ’65. L’incredibile talento e la voglia di sfondare, lo portano nel 1967 sul grande schermo: si tratta della pellicola di Arthur Penn, “Gangster Story”. L’anno seguente Wilder, otterrà una nomination all’Oscar come Migliore Attore non Protagonista nel pimpante film di Mel Brooks, “Per Favore, Non Toccate le Vecchiette”.

Ha inizio cosi, uno splendido sodalizio tra l’esuberante interprete e il geniale cineasta newyorkese, una collaborazione che raggiunge il suo apice nel 1974 con il celeberrimo “Frankenstein Jr”. L’esilarante parodia, riceve tra gli altri, il premio Oscar come Miglior Sceneggiatura non Originale che lo stesso Wilder stila a quattro mani con il regista. Se la carriera è alle stelle, non lo è la vita sentimentale: questo è il periodo in cui finisce l’amore tra Gene e Mary Joan Schutz che mette fine al secondo matrimonio.
In quegli anni l’attore, viene scritturato da Mel Stuart nel memorabile “Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato”. L’aspetto bizzarro e l’espressione stralunata che il divo dona al suo personaggio, hanno fatto scuola.  Memorabile, fra tutte, la sua ‘performance’  del pasticcere più stravagante e famoso del pianeta.

E’ il 1984 quando un ispirato Wilder dirige ed interpreta la spassosa sexy-comedy “La Signora in Rosso”. Mentre cinque anni dopo, sarà protagonista accanto Richard Pryor dell’amatissima pellicola “Non Guardarmi Non ti Sento”, a cui seguirà “Non Dirmelo… Non ci Credo”.
Il 20 maggio 1989 una profonda tragedia segna la vita dell’attore: la terza consorte Gilda Radner muore di tumore alle ovaie. Dopo questa tremenda perdita, l’attore  fonda la Gilda’s Club, a sostegno della ricerca contro il cancro. Da sempre ammiratore dello sceneggiatore Thornton Wilder, l’interprete, si è voluto ispirare a lui per la scelta del suo cognome d’arte.

“Gene” invece è un chiaro e semplice omaggio alla madre, scomparsa anni prima. Improvvisamente, dal 1999, Wilder è  costretto a ritirarsi dalle scene, dopo che gli viene diagnosticato un linfoma che lo costringe a sottoporsi a frequenti sedute di chemioterapia. Non arrendendosi al peggio, l’artista ritrova nuova linfa nell’attività di scrittore (mai ritenuta un ripiego). Nel maggio del 2005, Wilder debutta  con un libro di memorie, Baciami come uno sconosciuto (Kiss Me Like a Stranger: My Search for Love and Art), pubblicato in Italia da Sagoma Editore, resoconto completo del periodo che va dalla giovinezza alla morte della Radner.

Due anni dopo  pubblica  il suo primo romanzo, La mia puttana francese (My French Whore), ambientato durante la prima guerra mondiale-  e  nel 2008 riprova con successo con The Woman Who Wouldn’

Si congeda sei anni fa, dando alle stampe una stravagante raccolta di novelle, What is This Thing Called Love?


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