La Corte dei conti ha condannato l’ex sindaco di Tradate a risarcire il comune per le spese legali sostenute per “difendere” nelle aule giudiziarie la delibera che destinava il contributo solo ai bambini con entrambi i genitori italiani. Secondo i giudici contabili hanno tenuto “una condotta palesemente antigiuridica e illecita”
MILANO – Fedele al suo credo leghista, da sindaco di Tradate aveva deliberato che il bonus bebé fosse destinato solo alle famiglie italiane. Una delibera bocciata come discriminatoria dal Tribunale di Milano in primo grado, contro il quale il Comune fece ricorso perdendo. Ora Stefano Candiani, ex primo cittadino del popoloso comune in provincia di Varese e attualmente vice capogruppo al Senato, insieme agli ex assessori e consiglieri comunali che approvarono la delibera, dovrà risarcire il comune che amministravano per le spese legali sostenute per difendere la delibera nelle aule giudiziarie. Lo ha deciso la Corte dei Conti, presieduta dal giudice Silvano Di Salvo, con una motivazione che può essere riassunta così: la delibera (del 2007) era manifestamente discriminatoria e contraria a norme italiane e dell’Unione europa, il fatto di aver presentato ricorso dopo la prima bocciatura è stato solo uno spreco di denaro pubblico e pertanto sindaco, assessori e consiglieri comunali dovranno risarcire i 17.390 euro spesi tra avvocati e carte bollate. Secondo la Corte dei conti sia i politici sia il segretario comunale (che avvallò dal punto di vista tecnico la delibera incriminata e la scelta di fare ricorso) hanno tenuto “una condotta palesemente antigiuridica ed illecita”. Non solo non potevano deliberare dunque un provvedimento chiaramente contrario alle norme nazionali, ma almeno avrebbero dovuto desistere dopo la prima sentenza di bocciatura del Tribunale di Milano, risparmiando così tempo e denaro pubblico.
L’ex sindaco e gli altri politici processati dalla Corte dei conti si sono difesi sostenendo che intendevano “realizzare un obiettivo politico, enunciato del resto come impegno di fronte agli elettori e riportato anche negli indirizzi di mandato approvati dal Consiglio Comunale”. Per i giudici, però, un programma politico non giustifica una delibera contraria ai principi del nostro ordinamento. Sindaco e assessori devono pertanto risarcire il 30% (in pratica 745 euro a testa), i consiglieri comunali che votarono a favore della delibera il 20% (248 euro) e l’ex segretario comunale il 50% (8.695 euro).
Il bonus bebé (di circa 500 euro) era stato adottato, come scrissero nel 2010 i legali del comune di Tradate, per dare un “segnale di incoraggiamento al futuro della cultura europea” ed era destinato solo ai bambini nati da entrambi i genitori italiani per contrastare “il forte tasso di calo demografico e l’invecchiamento” della popolazione autoctona. Era un provvedimento per salvare l’homo europeus: “Lo spartiacque potrebbe addirittura essere superato nel 2015 -sostennero i legali-, quando i morti supereranno i neonati. Del tutto ovvio che alla morte dei popoli si accompagna, ineludibilmente, la morte delle rispettive culture”. Contro la delibera hanno fatto ricorso per discriminazione, nel 2007, l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), Avvocati per niente e la cooperativa Farsi Prossimo. “Con la sentenza della Corte dei Conti si afferma il principio che non si può piegare l’azione amministrativa di un Comune per motivi ideologici con provvedimenti contrari alla legge -commenta l’avvocato Alberto Guariso che ha curato per le associazioni le cause al Tribunale di Milano-. Non si può impunemente forzare la legge al grido ‘Prima i nostri'”. (dp)