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Turchia, 21 giornalisti arrestati. Un danno irreparabile al pluralismo e alla democrazia

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Günay Aksoy, Kemal Bozkurt, Reyhan Hacıoğlu, Önder Elaldı, Ender Öndeş, Sinan Balık, Davut Uçar, Fırat Yeşilçınar, İnan Kızılkaya, Zeki Erden, Elif Aydoğmuş, Bilir Kaya, Ersin Çaksu, Sevdiye Ergürbüz, Amine Demirkıran, Bayram Balcı, Burcu Özkaya, Özgür Paksoy, Mesut Kaynar, Gülfem Karata, Gökhan Çetin.
Sono i nomi dei 21 giornalisti arrestati il 16 agosto in Turchia. Molti di loro lavoravano per il quotidiano curdo Özgür Gündem. Un giudice di Istanbul ha ordinato la chiusura a tempo indeterminato del giornale accusandolo di essere il “portavoce” del fuorilegge Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) e di aver pubblicato la “propaganda di un’organizzazione terroristica”. La polizia ha, quindi, fatto irruzione nella redazione di Istanbul e ha arrestato 17 giornalisti presenti, oltre a due giornalisti dell’agenzia di stampa Diha e altri due di IMC TV che si trovavano nei locali. Gli agenti hanno portato via tutti gli strumenti informatici.
La chiusura di un mezzo di informazione e l’arresto dei giornalisti sono tra le forme più estreme di censura.
Una misura inaccettabile che non è altro che l’ennesimo segnale di intimidazione a tutti i giornalisti in Turchia. Reporter Senza Frontiere ha chiesto alle autorità di revocare le misure prese contro Özgür Gündem.
Lanciato nel 1992, al culmine dei combattimenti tra l’esercito turco ei ribelli curdi del Pkk, Özgür Gündem ha avuto una lunga storia di persecuzioni. È stato vietato dal 1994 al 2011 e ha dovuto continuare a cambiare il suo nome. Molti dei suoi giornalisti sono stati assassinati nel triennio 1992-1995 e la sua sede è stata bombardata nel 1994. Il sito del giornale è bloccato dal luglio 2015, quando sono ripresi i combattimenti tra l’esercito e il Pkk. Le autorità giudiziarie hanno inoltre chiesto il blocco dell’account twitter a fine luglio 2016. Quest’anno il rappresentate di Rsf in Turchia Erol Önderoğlu, ha trascorso dieci giorni in carcere a giugno per aver partecipato a una campagna di solidarietà con Özgür Gündem.

La caccia alle streghe lanciata sulla scia tentato colpo di stato del 15 luglio in Turchia pesa moltissimo sui giornalisti. Dal 15 luglio scorso il regime turco ne ha arrestati 44, molti di loro oggi in detenzione preventiva, e chiuso 45 giornali, 16 canali televisivi, 23 stazioni radio, tre agenzie di stampa e 15 riviste per un totale di 102 testate (l’elenco completo qui: http://www.resmigazete.gov.tr/eskiler/2016/07/20160727M2-1.pdf). Sono tutti sospettati di “collaborare” con il movimento guidato dal religioso turco-statunitense Fethullah Gülen, che le autorità dicono essere il responsabile del fallito colpo di stato. A molti giornalisti è stato ritirato il passaporto per evitare che possano uscire dal Paese e decine di account twitter di colleghi turchi sono stati bloccati per ordine di un giudice di Ankara (tra questi anche l’account Twitter del rappresentante della Turchia di Amnesty International Andrew Gardner).

In questo modo il regime ha un’intera fascia del panorama dei media in un colpo solo. Un danno irreparabile al pluralismo e alla democrazia in Turchia che non può essere semplicemente giustificato richiamando l’emergenza per il fallito putsch e che trasforma uno stato di diritto in uno stato di terrore.


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