BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Mannelli non parla con noi

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Mannelli scomoda Oscar Wilde per ricordare che se parli con un idiota lo sei anche tu, ti risucchia nell’idiozia. E così Mannelli non parla con noi; né è il solo. I maschi che, da millenni, si occupano di cose serie (tipo mandare in malora il pianeta e allo sfascio ogni nuovo cm quadrato su cui riescono a posare il piede), da che mondo è mondo non perdono tempo con le donnette, quelle donnette piccoline poi! che – dopo aver voluto la parità! invece di ragionare come i maschi, invece di pensare alle cose serie, pensano sempre che il mondo debba girare intorno alle loro pretese; e che vogliono ancora e di più! che c’hanno ancora da rompere i coglioni? vogliono fare le attiviste? ma si occupassero dei veri problemi del mondo [se tutta questa aggressività, se queste reazioni eccessive e isteriche ci fossero per le cose terribili che accadono in questo Paese, come quello che succede alla frontiera di Ventimiglia, l’Italia sarebbe un posto migliore (ibidem)].
Ma noi si sa, dei diritti degli altri ce ne siamo sempre fregate; facciamo attivismo de’ noantre e pro domo nostra, e poi sulle spiagge umiliamo i vu’cumprà, spendendo i soldi dei mariti dietro ai nostri occhialoni da sole. Donne! Gente senza senso dell’humour. Che ha tempo da perdere – e con loro tutti quelli che discutono di cazzate.

Con un po’ di tristezza Mannelli “sta a guardare; e non capisce” [con un po’ di tristezza chi scrive ricorda di aver sempre amato Mannelli e la sua arte amara; per inciso].

Ma poveri Mannelli, Travagli, Vincini ecc, come capire i contorcimenti mentali di un idiota? E vabbè, Mannelli, te lo spieghiamo noi; con le parole di un altro maschio – così magari lo capisci. Scrive Antonio Polito, sul Corriere, che bisognerà difendere Mannelli anche dai suoi difensori: dai critici, che hanno attaccato la sua vignetta per così dire «corporale» sulla ministra Boschi, pubblicata dal Fatto, è stato infatti già valentemente difeso, e con ottime ragioni. (…) una cosa è assodata: la satira non ha limiti. E così ha da essere, in una società aperta. Anche nei confronti dei nuovi paletti che la sensibilità moderna ha posto al discorso pubblico: per esempio quello relativo al corpo della donna. Se un tempo si disegnava Spadolini ignudo e grassoccio con il pisellino al vento, ridendone, perché mai non si potrebbe oggi esporre il corpo di una donna ministra ridendo della sua esibita avvenenza? (…)
Esagerati, dunque, o in malafede, gli indignati anti Mannelli! conclude Polito; che però confessa, in chiusura, che lo hanno altrettanto, se non di più turbato, un paio di argomenti utilizzati in sua difesa. Quali? eccoli:
1. è legittimo prendere in giro l’avvenenza della ministra per denunciare la sua (presunta) incompetenza, in pratica se lei non dicesse «sciocchezze» costituzionali si eviterebbe le vignette sulle «cosce». Ma stabilendo il nesso tra incompetenza e avvenenza si dà vita a un sillogismo squisitamente sessista, che non sarebbe mai usato nei confronti di un uomo (belli e incompetenti non mancano nel nostro sesso).
2. il secondo argomento è anche peggiore: si sostiene che in realtà la vignetta non faceva che replicare la realtà, come si deduce da una foto della ministra ritratta nella stessa posa della vignetta. Così, senza dirlo, si fa colpa alla signora Boschi di mettere in mostra le gambe, roba che non si sentiva dai tempi in cui Scalfaro schiaffeggiava le signore scollate; e la vignetta di Mannelli smette di essere difesa in quanto satira e viene elevata ad atto di denuncia.
Ma denuncia di che? Si sta forse sostenendo che la ministra se l’è cercata indossando abiti scostumati, e che invece coprire il corpo femminile sia un atto di modestia e di serietà, soprattutto per una donna che fa politica? Ecco: «se l’è cercata» è il grido di battaglia del sessismo. E su questa strada è davvero breve il passo che ci separa dalla burkizzazione a fini politici della polemica contro Maria Elena Boschi. Un prezzo francamente troppo alto, anche per la battaglia referendaria.
Giù le mani dunque dalla libera satira. E giù le mani però anche dalla libertà delle donne: tutte le donne, comprese quelle potenti.
Bene; bravo; bis. Grazie Polito (in rosso le sue parole testuali). Ma ci voleva (ci vuole?) tanto a capire 2 miserabili punti come questi?
Si. Ci vuole tanto; mica tutti sono Wolinski, del resto. E’ addirittura inarrivabile, in realtà, se le donne le odi, magari pure senza saperlo; punto e basta.
Ma, soprattutto, occorre capire che se il messaggio veicolato è doppio, anche del secondo occorre tener conto: esempio – se Obama viene criticato da una vignetta satirica per un fatto politico, infilzatogli un osso nel naso, al primo concetto se ne aggiunge un secondo, che diventa pure preponderante: Obama ha fatto uno sbaglio, ok; ma, soprattutto, è Obama in sé che è sbagliato, perché è un negro – e che ti aspetti da un negro sullo scranno del Presidente?
E non per niente: “dopo un negro, gli idioti dei diritti e del politically correct finirà che ci metteranno una donna! poi un transessuale e per finire un criceto” (dal Trump-pensiero) > come bene riassume qui Michael Moore: That’s a small peek into the mind of the Endangered White Male. There is a sense that the power has slipped out of their hands, that their way of doing things is no longer how things are done. This monster, the “Feminazi”, the thing that as Trump says “bleeds through her eyes or wherever she bleeds”, has conquered us — and now, after having had to endure eight years of a black man telling us what to do, we’re supposed to just sit back and take eight years of a woman bossing us around? After that it’ll be eight years of the gays in the White House! Then the transgenders! You can see where this is going. By then animals will have been granted human rights and a fuckin’ hamster is going to be running the country. This has to stop!
Ecco – questi, sono i contenuti – ecco perché a suo tempo nessuna persona civile trovò accettabile la “battuta” di Berlusconi su Obama. Eppure i giornali berlusconiani sostennero proprio questo: embè, che c’è di male? è giovane, bello, e… abbronzato, maddai è una battuta! perché si deve sentire insultato?

E le donne ti viene logico accettarle se stanno al loro posto – che, se si parla di luoghi pubblici – o addirittura di potere! è al massimo quello della cameriera. Esagerate? le solite femministe misandriche?

La figurina di cui sopra è un’allegra “apertura” (mica critica, si badi, bensì trionfale!) che introduce integrale articolo di Travaglio stesso. Il quale avrebbe potuto tranquillamente demolire politicamente la Boschi senza necessariamente sottolineare che, ai tempi dei Padri Costituenti (le Madri ovviamente nemmeno citate, furono un incidente di percorso), essendo donna, in quelle sale avrebbe potuto solo spolverare. E ha ragione! ragionissima. Così era, e lì tanti uomini vorrebbero tornare ma, al contrario dei loro colleghi fascisti, non vogliono ammetterlo apertamente; si limitano a trasudarlo.

Purtroppo per i maschi aspiranti alfa, ci sono idioti che pensano che ci sia un rapporto fra questo tipo di cultura e il dilagare della violenza sessista e, dunque, anche fisica, contro le donne.

Quella cultura per cui la donna faccia la cameriera oppure la gnocca accessorio/biglietto da visita del marito (che, lui si – ecchediamine, sa come muoversi fra le cose serie).

Sia chiaro. Trasecoliamo anche noi a richieste pazzesche, come astenersi dalla satira su chi governa.

Ma qui il discorso, infatti, è ben altro: sicuri che con la satira si può dire tutto? mi dispiace, ma qui di argomenti pare lecito aggiungerne un terzo:

3. la satira non è mica il Papa, che deve essere infallibile. La satira è una modalità come un’altra per esprimere opinioni. E dunque, il caro Mannelli se ne faccia una ragione – e con lui i vari Travaglio e altri autorevoli maschi, è satira pure quella robaccia che inchioda gli ebrei allo stereotipo dell’avaro dal naso adunco, o i negher a quello del selvaggio irredimibile, i culattoni a quelli che prima o poi sposeranno le pecore. Ma, soprattutto, le donne allo stereotipo delle galline pretenziose, stupide e, quando determinate verso un loro riscatto (leggi: ansiose di potere!), addirittura in-sop-por-ta-bi-li.

Ecco perché noi, donne insopportabili, osiamo criticare (perfino!) ciò che si nasconde negli interstizi di sua maestà la satira.

[Argomento su cui peraltro non siamo le uniche a ragionare] ..oppure, siccome è satira, la satira le può dire, tutte quelle cose?? perché c’ha la licenza poetica? massi dai; odiatori di negri e dispregiatori di ebrei, donne, culattoni, ciccioni, brutti e poveri: ditelo con la satira.


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