«Il giudice è quindi solo, solo con le menzogne cui ha creduto, le verità che gli sono sfuggite, solo con la fede cui si è spesso aggrappato come naufrago, solo con il pianto di un innocente e con la perfidia e la protervia dei malvagi. Ma il buon giudice, nella sua solitudine, deve essere libero, onesto e coraggioso».
Era questo il “credo” di Antonio Scopelliti, un Giudice, un Uomo. Lui, solo con la sua voglia di Giustizia, quel credo che dovrebbe essere di tutti.
Venne barbaramente ucciso il 9 agosto del 1991 mentre, a bordo della sua automobile, rientrava nel suo Paese, Campo Calabro, dopo aver trascorso una giornata al mare.
Eppure dopo 25 anni nessuna verità “vera”, nessuna giustizia. Tante parole (quelle dei pentiti), tanti depistaggi, ma nessuna giustizia. Una giustizia ed una verità invocata, a gran voce, dai familiari e dai tanti calabresi che non si sono mai arresi.
“Col sorriso affronto anche questo #9agosto, papà. Ma non ci sarà serenità senza verità e giustizia. Io ci credo. Ancora”.
Queste le parole della figlia, la battagliera Rosanna Scopelliti, all’alba di questo 9 agosto di 25 anni dopo. Un nove agosto che non può e non deve essere come tutti gli altri. Un eroe involontario, in un Paese distratto, questo è Antonino Scopelliti. Colpevole, lui come tanti, solo di aver creduto in un Paese migliore.