“Sogno di vivere in un mondo dove cristiani musulmani ed ebrei pregano nello stesso luogo, illuminati dalla stessa luce che irradia tutti i giorni i cuori dei bambini”. Sono i versi, scritti tanti anni fa, di Hafez Haidar, uno scrittore libanese che mi onoro di avere come amico. Oggi forse qualcosa sta cambiando, il sogno si sta realizzando. Quasi un miracolo nel nome di padre Jacques, sacrificato in nome di una divisione religiosa che è solo nelle menti bacate dei fondamentalisti. Insieme si può. E oggi, non solo a Rouen, ma in tutta Italia cristiani e musulmani pregano insieme contro questa follia che sta uccidendo tutti. Il nemico è comune ed è l’intolleranza. Non sarà facile, ma l’avvio di un dialogo è il primo passo per un percorso comune verso la pace, interrompendo questa scia di odio e di sangue.
Ho scoperto che insieme si può proprio a Beirut dove in una stradina del centro ci sono una chiesa e una moschea vicinissime, così attaccate da sembrare un fotomontaggio, simbolo di una convivenza difficile ma possibile. Una vicinanza che poi ho trovato anche in Sri Lanka, dove avevo due driver che si alternavano fraternamente. Ma anche a Baghdad dove ho potuto festeggiare la Pasqua in una chiesa cattolica. E a Kabul dove gli amici afghani brindavano con noi al Natale. Non è un caso che in Iraq e in Afghanistan quei diavoli dell’Isis fanno stragi, così come in Africa. Così come da noi. Il pianto di una madre non conosce confini, è solo dolore.
Ho letto stamattina questa frase molto vera: “Quando la Fede e la Ragione si incontrano nasce la Tolleranza”. Verissimo. Contro la mattanza mondiale serve una via del coraggio. Non bisogna essere uguali, ma imparare a convivere. Conservo anche un altro ricordo antico: un ingegnere kenyota un giorno mi disse “non bisogna guardare le differenze, perché le differenze ci sono, ma ciò che ci unisce”. La stupenda iniziativa francese in memoria di un vecchio parroco morto da martire non so a che porterà, ma sicuramente è confortante. Contro tutti i razzismi di chi cavalca l’odio e vuole esasperare la frattura quest’abbraccio collettivo induce alla speranza di un pianeta migliore dove non c’è più spazio per la paura.
E’ anche molto bello quello che ha detto, e fatto, il Papa, da sempre alla ricerca del dialogo interreligioso, come Woityla. Ma permettetemi in conclusione una riflessione personale. Chissà cosa avrebbe scritto in quest’occasione il mio fratello Paolo Giuntella. Sicuramente di più e meglio di me.