PALERMO – “Non si può morire di lavoro nero a 66 anni. E’ l”ennesima sciagura del mondo del lavoro che colpisce una categoria tra le più deboli, i lavoratori del settore delle costruzioni, dove l”assenza dei controlli è la regola”.
A dirlo è Mario Ridulfo, responsabile Salute e sicurezza presso la segreteria Cgil Palermo, a proposito della morte di Giuseppe Marchiano, l”operaio di Carini caduto ieri pomeriggio da un ponteggio a fine lavoro e morto sul colpo. “A 60 anni un lavoratore edile dovrebbe essere già in pensione – aggiunge -. Ed è una richiesta che da anni fa la Cgil, quella di considerare il lavoro edile pesante e usurante. Un operaio che per 40 anni lavora nei ponteggi, o in galleria, a zero gradi all”ombra o a 40 gradi al sole, a seconda delle stagioni, fa un lavoro che logora”. Anche la Fillea Cgil interviene sul nuovo caso di morte sul lavoro. “Dalle notizie apprese, confermiamo che l”operaio morto a Carini lavorava in nero – dice il segretario della Fillea Cgil di Palermo, Francesco Piastra -. Un dramma che accomuna molti lavoratori anziani, che non hanno in requisiti per andare in pensione con la legge Fornero e accettano qualsiasi condizione per continuare a lavorare e raggiungere l”età pensionabile”. Dal sindacato arriva la richiesta ai Comuni del Palermitano di collaborare con gli enti bilaterali sull”incrocio dei dati tra la Casse edile per avere “un controllo capillare sui lavori che partono in provincia sulla base delle licenze che i comuni rilanciano e le denunce di inizio lavoro nei cantieri”.
La Cgil Palermo chiede alla Prefettura di dare seguito alla Conferenza permanente sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, la cui ultima riunione si è tenuta il 9 giugno di un anno fa. “La Conferenza si è riunita due volte e sono stati assunti degli impegni precisi su vigilanza e sicurezza nei cantieri – conclude Ridulfo – Sarebbe utile riconvocare presto la conferenza per un aggiornamento sugli impegni presi da tutti i soggetti”.