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Strage di via D’Amelio, Rita Borsellino: “La verità è una sola e va cercata”

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Intervista alla sorella del magistrato ucciso a Palermo, che da tre anni presiede il Centro studi Paolo Borsellino. “Il cambiamento culturale sicuramente è in atto ormai da diverso tempo anche se è molto lungo e va accompagnato a più livelli”

PALERMO – A 24 anni dalla strage di via D’Amelio cosa è cambiato a Palermo e in Sicilia a tutti i livelli: nella società civile, nei giovani, nella magistratura e nella politica. Lo abbiamo chiesto a Rita Borsellino, sorella di Paolo che presiede da tre anni il Centro Studi Paolo Borsellino promuovendo e sensibilizzando in tutta Italia il cammino di legalità.

Partiamo dai giovani e giovanissimi ai quali si dedica attraverso le diverse iniziative del Centro Studi Paolo Borsellino
Da quando è morto Paolo non ho mai smesso di impegnarmi soprattutto a favore dei ragazzi. In particolare con il centro sono nate tante iniziative culturali importanti come la BiblioLapa di quest’anno che è una biblioteca itinerante che sta facendo tappa in via D’Amelio per promuovere dei laboratori di lettura e scrittura creativa. L’idea centrale è quella di valorizzare pienamente la cultura, la conoscenza e la partecipazione dei ragazzi anche sui temi sociali forti che investono la legalità. Abbiamo sentito il bisogno di rivolgerci alle nuove generazioni che desiderano avere adulti in grado di fornire gli strumenti e le chiavi di lettura più idonee per potere pensare finalmente ad una società diversa. La società nuova può nascere solo da una trasformazione delle coscienze che parta dal basso a partire già da i più piccoli.

Occorrono bravi educatori?
Dobbiamo essere noi adulti che in primo luogo dobbiamo credere nelle capacità dei ragazzi senza demoralizzarli e scoraggiarli nei confronti del futuro. Più grandi sono i ragazzi più è facile che si sentano a volte feriti da noi adulti. Solo con adulti preparati e motivati i ragazzi possono crescere nella consapevolezza appassionandosi a certi temi. Per questo la collaborazione tra adulti e giovani deve essere continua e alimentata sempre da nuovi stimoli che valorizzino la memoria di eventi che non hanno vissuto ma che è importante che conoscano per agire ed essere i buoni cittadini del domani. Per avere fiducia nel futuro dobbiamo fornire ai giovani le chiavi di lettura giuste anche dei fenomeni negativi come corruzione e mafia. Occorre fare capire che non c’è solo la corruzione e basta ma c’è chi indaga, chi scopre e chi condanna e quindi chi fa pagare il debito con la giustizia. Oggi probabilmente ci sono più denunce e questo i ragazzi lo percepiscono. C’è sicuramente un lavoro di rete che prima mancava. E’ vero che ci si scoraggia perché si comprende quanto è vasta questa realtà ma è pur vero che su questa realtà si interviene di più rispetto al passato e anche loro possono dare il contributo significativo nel loro piccolo. Dobbiamo fare capire l’importanza della partecipazione attiva, dell’assunzione di responsabilità, dell’esserci in prima persona per diventare attori di cambiamento.

In questi anni com’è cambiata la società civile palermitana?
Il mio legame con Palermo è fortissimo e non la lascerei mai. La amo profondamente e naturalmente soffro per i suoi problemi. Avverto da sempre le grandi potenzialità non solo geografiche, culturali e artistiche ma di tutta la sua gente. I palermitani hanno una grandissima sensibilità che va scoperta e valorizzata ogni giorno. I primi 5 anni subito dopo le stragi la gente manifestava la sua reazione coraggiosa contro la mafia in maniera molto evidente e plateale. Oggi tutto questo non si è perso ma è soltanto meno appariscente e visibile e, nei momenti opportuni, esce ancora fuori. Il cambiamento culturale sicuramente è in atto ormai da diverso tempo anche se è molto lungo e va accompagnato a più livelli. L’importante non è scoraggiarsi e dire non è cambiato niente perché non è vero. Vanno colti quelli che sono i segni concreti del cambiamento, alimentandoli possibilmente e rendendoli visibili per incoraggiare gli altri.

Come vede oggi la magistratura rispetto a prima?
Continuo ad avere della magistratura la visione che mi aveva trasmesso Paolo come il più alto livello del Paese. Bisogna però distinguere tra magistratura e magistrati. Come in ogni ambito bisogna distinguere tra le categorie e le persone. Ho imparato proprio per questo, nel corso dei diversi anni, a non ragionare più per categorie ma a guardare le persone rendendomi conto che sicuramente dopo la morte di Paolo e di Giovanni ci sono oggi altri magistrati che stanno proseguendo il loro cammino. Paolo e Giovanni hanno fatto da apripista e da maestri perché oggi c’è una magistratura che è figlia loro che porta ogni giorno questa eredità attiva e fattiva. Naturalmente non sono tutti uguali ed è una cosa di cui purtroppo dobbiamo prendere atto. Dobbiamo, infatti prendere atto che ci sono stati tre processi sulla strage di via D’Amelio e che oggi si ricomincia tutto daccapo. Vorrei sapere perché e da chi sono stati costruiti i processi a tavolino, a chi è servito? Chi ha operato questi depistaggi e perché? Continuiamo a soffrire questo stato di cose accontentandoci in qualche modo di una verità finta. La verità purtroppo è una sola e deve continuare ad essere cercata e credo che anche ai giovani vada trasmesso il bisogno di cercare una sola verità come esigenza fortissima di giustizia che non deve cedere e recedere davanti a niente. La verità sicuramente esiste ma forse ancora non esiste la volontà di trovarla davvero.

Spostiamoci alla politica, quali sono le sue impressioni generali?
A livello politico è tutto più difficile. Ci sono stata anche un poco dentro anche se per un breve periodo e mi sono resa conto di tante cose. Attualmente a tutti i livelli non vedo cambiamenti considerevoli. Tutto questo naturalmente senza generalizzare perché ricordiamoci sempre che le persone sono diverse l’una dall’altra. Ma in un quadro ampio avverto un guazzabuglio da cui non si capisce più nulla. Nonostante purtroppo siamo immersi in una realtà indistinta in cui è forte la sensazione di non avere più fiducia in nessuno dobbiamo lo stesso sforzarci di cercare i punti di riferimento che ci spronano lo stesso ad andare avanti. Il buon politico va ancora cercato e promosso dal cittadino attraverso il suo voto consapevole, motivato e soprattutto libero. Oggi il livello di corruzione continua ad essere alto tra i politici ma rispetto al passato, si svela più facilmente, rendendo più forte la lotta per la legalità se c’è la vera volontà di perseguirla.

A chi è affidato oggi il cambiamento?
Bisogna credere e sperare sempre in un maggiore cambiamento culturale e sociale. La speranza oggi è testimoniata sicuramente dalle tante persone che ogni giorno fanno il loro dovere fino in fondo come diceva Giovanni Falcone oppure, come diceva Paolo, da chi nel suo piccolo, per quello che può e per quello che sa, fa il suo dovere convinto che questa terra deve cominciare a cambiare a partire da noi. (set)

Da redattoresociale

Tag: rita borsellino, Paolo Borsellino, Mafie


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