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Il governo eritreo: 21 prigionieri di coscienza sono ancora vivi

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Dopo 15 anni di completa assenza di notizie sul luogo di detenzione e sulle condizioni di salute, il governo dell’Eritrea ha fatto sapere che 11 esponenti politici e 10 giornalisti arrestati nel 2001 sono vivi. Le dichiarazioni del ministro degli Affari esteri eritreo Osman Saleh, intervistato il 20 giugno da Radio France Internationale, ridanno un briciolo di speranza alle famiglie dei 21 uomini di cui Amnesty International ha costantemente sollecitato la scarcerazione.
Tuttavia, ha aggiunto il ministro Saleh, i 21 detenuti saranno processati “quando deciderà il governo”.

Gli 11 esponenti politici, tutti membri del Comitato centrale del partito di governo, il Fronte popolare per la democrazia e la giustizia, erano stati arrestati il 18 settembre 2001 per aver scritto una lettera aperta al presidente Isaias Afewerki sollecitando una serie di riforme e l’avvio di un “dialogo democratico”.
Il giorno stesso, il governo aveva annunciato il ritiro della licenza a tutti gli organi d’informazione privati. Nel giro di una settimana finirono in carcere 10 tra i più noti giornalisti del paese.

In più occasioni, in questi 15 anni, sono circolate voci sulla morte di 13 dei 21 prigionieri (nove politici e quattro giornalisti): voci sempre smentite dalle autorità dell’Asmara. Si spera che stavolta a essere smentite non siano le dichiarazioni del ministro Saleh e che, soprattutto, i 21 prigionieri siano scarcerati.


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