Non si capisce perché Cgil, Cisl, Uil e anche lo stesso presidente della Commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano, avevano ostentato un qualche ottimismo sul possibile esito positivo del secondo incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini e il ministro Giuliano Poletti sulla flessibilità dell’età pensionistica. Non c’era alcuna ragione, ma la speranza è l’ultima a morire. Sono rimasti di pietra quando l’ineffabile Nannicini, l’uomo che Renzi Matteo ha voluto come sottosegretario proprio per “sistemare” i sindacati, ha reso nota la proposta sulla flessibilità. Flessibilità, sì tre soli anni al massimo di anticipo e ve li pagate con un prestito ventennale che al momento in cui avreste dovuto andare in pensione cominciate a restituire alle banche, magari pagando gli interessi.
Niente di nuovo, nessun cambiamento della riforma Fornero
Niente di nuovo. Nessun cambiamento della riforma Fornero. Servito anche il presidente della Commissione Lavoro della Camera che insieme ad altri parlamentari del Pd aveva presentato una proposta di legge sostenuta da una petizione che ha raggiunto in poco tempo più di trentamila firme per una flessibilità fino a quattro anni di anticipo con una penalità al massimo del 2% per il lavoratore. Aveva detto Susanna Camusso che una intesa andava trovata, che la Fornero si poteva cambiare. Così la Furlan, segretaria generale della Cisl e Barbagallo entrando nella sala dell’incontro con Nannicini e Poletti si erano augurati di uscire con “buoni risultati”. Il silenzio ha accompagnato la conclusione della “narrazione” di Nannicini, il quale ha avuto la faccia tosta di annunciare che non vi saranno penalizzazioni per i lavoratori. Dai calcoli fatti dalla Uil il prestito ventennale porterebbe via ogni anno un rateo di pensione, quasi novecento euro. La prima reazione politica arriva da Alfredo D’ Attorre, dell’esecutivo nazionale di Sinistra Italiana. Definisce la proposta Nannicini-Poletti avanzata ai sindacati “semplicemente surreale. L’idea che si possa porre rimedio alle storture della legge Fornero senza impegnare risorse pubbliche –afferma – caricando interamente sui lavoratori il costo della flessibilità e procurando un ottimo affare alle banche e assicurazioni che anticiperanno gli assegni pensionistici è inaccettabile. La battaglia per una vera riforma della legge Fornero e contro la linea del governo di progressiva privatizzazione del welfare – conclude D’Attorre – sarà uno degli impegni centrali di Sinistra Italiana nei prossimi mesi”.
Renzi nomina un suo sottosegretario per la proposta della vergogna
Il fatto stesso che il ministro del Lavoro fosse stato esautorato avendo Renzi affidato tutta la gestione della problematica del lavoro e della previdenza ad un suo uomo di fiducia doveva essere un segnale non positivo. Più volte il presidente del Consiglio aveva ribadito che la Fornero non si tocca mettendo nell’angolo il ministro il quale, proprio nel precedente incontro con i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, dopo mesi di manifestazioni in tutta Italia aveva detto che bisognava trovare il “massimo di condivisione” con i sindacati su un problema che interessa milioni di cittadini. Al solo pensiero di un accordo con Cgil, Cisl, Uil gli era venuto un pesante attacco di orticaria. Lui era affezionato all’Ape, non quel mostriciattolo tipo Vespa adattato al piccolo trasporto, ma la proposta studiata dal Nannicini, l’anticipo pensione con prestito dalle banche da rimborsare al momento in cui sarebbe dovuta scattare la pensione, pagando anche gli interessi.
Un “pensierino” per far incassare tanti bei soldoni alle banche
Non c’era da meravigliarsi di un “pensierino” di Renzi Matteo per le banche che, stando all’Ape, metterebbero in cassa un bel gruzzoletto, sulla pelle dei lavoratori. Un giochetto diabolico. Domanda: ma la proposta “surreale” per dirla con D’Attorre vale anche per chi opera in settori come l’edilizia, i lavori usuranti per i quali i sindacati degli edili avevano avanzato proposte precise, a 70 anni non si può andare sui palchi. Proposta come se non fosse pervenuta. E chi crepa prima di aver restituito tutte le rate del prestito? Risposta: ci saranno gli eredi. E così Nanncini e Poletti hanno anche il coraggio, la faccia tosta di affermare che non ci sarà “nessuna penalizzazione per la pensione anticipata, ma un prestito con un piano di ammortamento di venti anni, come se si trattasse di un mutuo per comprare una casa”. Un paragone disdicevole, ma di questa pasta sono fatti donne e uomini di questo governo, della Renzi’s band. Aveva detto Barbagallo, con la sua ormai proverbiale ironia: “ll Paese si aspetta qualcosa di buono, vediamo di non deluderlo”. Ma la delusione invece è forte. Ora Cgil, Cisl, Uil attendono il dettaglio della proposta.
Disattese le proposte di Damiano (Pd) con tanto di petizione popolare
Attende anche Damiano, che aveva dato un consiglio al governo, invitandolo a “non perdere l’occasione di fare un accordo entro settembre per inserirlo nella legge di stabilità, prima del referendum sulla riforma costituzionale”. Non solo il consiglio dell’esponente del Pd non sembra avere un seguito, stessa sorte a quanto scritto nella proposta di legge da lui presentata insieme ad altri deputati del Pd e dalla petizione. Anche la beffa: la pensione come la rata di un mutuo per la casa. Un’offesa per milioni di lavoratori. Sono fatti così questi “nuovi” governanti. Più in là dell’offesa non sanno andare.