Ieri sera hanno sparato a Turi, Salvo, Michael, Seby… a uno dei tanti ragazzini del quartiere. È l’immagine di una città che ha abbandonato i suoi figli più deboli.
Siamo a San Cristoforo, Catania, quartiere di artigiani, famiglie, bottegai, studenti universitari, bambini e spacciatori, covi di armi, stalle abusive per i cavalli da corsa, box per i pitbull da combattimento.
Cinque colpi di pistola in una calda serata d’inizio giugno, anno 2016. Un quarantenne è in pericolo di vita, un ragazzo, poco più che bambino, nato nel 2001, è stato colpito alla gamba da un proiettile. In via Di Giacomo.
A cento passi c’è via Zuccarello e un cinema comunale, trasformato in centro ricreativo, chiuso, blindato. È l’ex cinema Midulla, un luogo che doveva essere di incontro e di socialità, di speranza per tante ragazze e tanti ragazzi, bambine e bambini del quartiere.
Da anni associazioni ne chiedono l’apertura. Lo fa il G.A.P.A ( Giovani assolutamente per agire) dal centro di via Cordai, lo fa Gammazita dalla piazza dei libri.
Nessun centro ricreativo avrebbe ieri sera potuto risparmiare la gamba di quel ragazzo. Ma le scuole, l’integrazione sociale, i centri ricreativi, le palestre, le orchestre, i campetti da calcio possono cambiare la vita di tanti e magari convincerli a non prendere mai una pistola in mano, risparmiando gambe e vite di un quartiere che merita un riscatto.
Adesso che qualcuno chiederà più polizia e esercito, noi chiediamo di riaprire il cinema Midulla, subito, con impiegati comunali e tante associazioni che fanno liberamente attività. Non serve un bando, serve la “chiave”.
Catania la cambiamo a piccoli passi, tutte e tutti insieme, senza lasciare nessuno indietro. Le nostre armi cultura, aggregazione, socialità, speranza, giustizia sociale. Pistole non ne vogliamo più.