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Difesa del pluralismo e della professione giornalistica. Ad Angers con l’Ifj

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Difesa del pluralismo e della professione. Riaffermazione del valore essenziale della libertà di stampa per la democrazia. Ma anche e soprattutto creare una rete fra tutti i sindacati dei giornalisti per riportare l’informazione al centro del confronto con le istituzioni internazionali. Sono alcuni dei temi che i sindacati dei giornalisti di tutto il mondo affronteranno nel corso del Congresso della Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), in programma ad Angers, in Francia, dal 7 al 10 giugno prossimi.

Si parlerà di diritti e di libertà di stampa nel mondo, ponendo particolare attenzione sulla situazione di quei Paesi in cui la libertà di stampa è negata o messa fortemente a rischio da iniziative di repressione, anche violenta, spesso messe in atto dai governi. I casi dell’Egitto, dell’Iran e della Turchia, senza dimenticare il più recente, quello del Venezuela, un Paese sull’orlo di una guerra civile, dove è stato impedito ai giornalisti di documentare una manifestazione di piazza, richiedono un intervento forte delle istituzioni internazionali. Non vanno poi taciuti i tentativi di imbavagliare la stampa in atto in Paesi di solida tradizione democratica. Il caso italiano, da questo punto di vista è emblematico. Non c’è soltanto il carcere per i giornalisti, misura che il Parlamento non ha ancora abolito nonostante i numerosi impegni a parole, ma in questi giorni si registra addirittura il tentativo di inasprire le misure detentive. L’aumento della pena fino a nove anni per i casi di diffamazione di pubblici ufficiali e amministratori locali, recentemente approvato in commissione giustizia del Senato, costituisce un brutto segnale. Su questo punto, la delegazione della FNSI chiederà al Congresso Internazionale una presa di posizione, così come si farà promotrice della creazione di uno sportello internazionale che, in stretta collaborazione con le istituzioni europee e internazionali, consenta di monitorare il fenomeno dei cronisti minacciati e di mettere in atto azioni a tutela delle vittime di minacce e violenze. 

L’interlocuzione con le istituzioni internazionali, a cominciare dal Parlamento e dalla Commissione europea, è inoltre necessario per definire un quadro di regole a tutela del pluralismo e dell’autonomia della professione di fronte a processi di fusione e di concentrazione della proprietà dei mezzi di informazione che hanno ormai una dimensione sovranazionale. L’operazione Mediaset-Vivendi è soltanto un esempio, l’ultimo in ordine di tempo, e richiede azioni comuni: la FNSI e il sindacato dei giornalisti francesi presenteranno al Congresso un documento comune, proponendo la creazione di un gruppo di lavoro per monitorare la situazione ed elaborare proposte normative da sottoporre al Parlamento europeo.

Analoga attenzione sarà riservata ai temi della tutela della segretezza delle fonti, che in molti Paesi si vorrebbe mettere in discussione in nome della necessità di difendere la sicurezza nazionale dalle nuove forme di terrorismo, e ai temi dei diritti del lavoro, da riconoscere e garantire universalmente, al di là delle legislazioni internazionali. La dignità del lavoro giornalistico, sia se svolto con vincolo di dipendenza sia se svolto in forma autonoma, è un tema imprescindibile perché riguarda la qualità stessa della democrazia. Una vera democrazia ha bisogno di un’informazione libera e autorevole. Libertà e autorevolezza non possono prescindere dal riconoscimento dei diritti e da una retribuzione dignitosa.


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