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Sito collegato al ministero dell’Interno ucraino mette a rischio la vita dei giornalisti italiani

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Il sito ucraino «Peacemaker» (Paciere), amministrato da Gheorghij Tuku e collegato al ministero dell’Interno ucraino e al Servizio di sicurezza (SBU) ha diffuso le generalità e contatti personali e professionali di oltre 5 mila giornalisti, fotografi, cameraman, assistenti dei maggiori mass media mondiali.
Il sito è stato pubblicamente lanciato e poi sostenuto da Anton Gherascenko (che si definisce giornalista), deputato della Verkhovna Rada e consigliere del ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov. Lo scopo del sito, secondo Gherascenko, era quello di «raccogliere informazioni personali su terroristi, separatisti e i loro complici» e i dati e informazioni contenute nella banca dati del sito sono «raccomandabili per l’utilizzo da parte delle forze ATO (operazioni anti-terrorismo, ossia squadre di punizione del volontari nazionalisti filo-nazisti e filo-governativi ucraini) per il fermo, interrogatorio e successive azioni investigative» sul conto delle persone che figurano nelle liste stilate dal sito.

Tra migliaia di giornalisti russi, statunitensi ed europei figurano anche i nostri colleghi, oltre 20 giornalisti italiani, tra cui alcuni corrispondenti e personale tecnico della RAI, un giornalista de la Repubblica, alcuni giornalisti di Corriere della sera, un giornalista di Libero e molti altri.

Per motivi dell’etica professionale non riproduciamo le generalità dei nostri colleghi italiani contenute nella banca dati ucraina e accessibili sul sito ucraino sopracitato, la cui presenza sul sito è stata comunque da noi debitamente verificata. Siamo in grado però di fornire le informazioni su richiesta dei direttori delle testate menzionate in questo articolo. La pubblicazione dei loro dati personali nella «lista nera» che, visti i numerosi casi di giornalisti uccisi in Ucraina (oltre 10 nel 2014, 5 nel 2015), tra i quali il nostro connazionale e collega Andrea (Andy) Rocchelli ucciso dai militari governativi ucraini il 24 maggio 2014, difatti equivale a una lista di proscrizione.

Si fa presente che l’omicidio di Andrea Rocchelli è rimasto tuttora impunito e senza colpevoli, nonostante le promesse del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni di sollevare la questione e sollecitare lo svolgimento delle indagini volte ad assicurare i colpevoli alla giustizia. Nonostante ormai due anni trascorsi dal delitto e l’assenza di qualsiasi progresso nelle indagini, il ministro Gentiloni e il governo italiano, non mostrano nel caso Rocchelli la stessa decisione, tenacia, durezza, persistenza e pressioni manifestate nel caso Giulio Regeni, adottando difatti la politica di due pesi e due misure. I toni indirizzati dagli amministratori del sito verso i rappresentanti dei mass media globali sono alquanto minacciosi: «non sappiamo quali conseguenze avrà la pubblicazione di questo elenco, ma sappiamo con certezza che i suddetti giornalisti collaborano con membri di un’organizzazione terroristica».

C’è da aggiungere che qualche giorno prima dell’assassinio del famoso giornalista ucraino Oleg Buzina, lo stesso sito, appunto «Peacemaker» (Paciere) ha diffuso il suo indirizzo di residenza, difatti indicando il bersaglio ai due killer. Questi due, dopo un periodo trascorso in custodia cautelare, sono stati messi sotto gli arresti domiciliari nonostante la gravità delle accuse e indizi a loro carico.

La diffusione dei dati dei giornalisti italiani in particolare, è qualificabile come minacce e istigazione a commettere reati contro le loro persone. Lo stesso Anton Gherascenko ha annunciato la chiusura del sito «Peacemaker» (Paciere), il quale però rimane tuttora accessibile. D’altronde, sia Gherascenko sia i gestori del sito hanno comunicato che intendono archiviare tutte le informazioni contenute nella database del sito e diffonderle in rete.
Si tratta dunque di un semplice cambio d’insegna e di nient’altro…

Fonte: http://ndnews.it/it/politica/1703.html


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