BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Elezioni in Austria. Né sinistra né destra, né razzisti né accoglienti. Solo alla ricerca dello Stato perduto.

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Il neo-presidente-cancelliere austriaco Alexander Van der Bellen (nella foto) leader dei verdi, anziano economista di 72 anni, è il “nuovo che avanza”, mentre il suo giovane rivale, Norbert Hofer, ultranazionalista di 45 anni, ingegnere aeronautico, sarebbe stato il “rottamatore” dei vecchi equilibri di potere, se avesse vinto al ballottaggio, come il risultato al primo turno e tutti i sondaggi lasciavano prevedere.

Qualcosa non è andato come i media europei e le cancellerie paventavano. Gli elettori austriaci hanno espresso a modo loro il malessere che serpeggia in tutto il continente e che la maggioranza degli osservatori, editorialisti, politologi e la stampa più o meno indipendente reputa imputabile ad una reazione qualunquista dell’opinione pubblica, “antisistema”, dai toni razzistici e reazionari contro gli attuali assetti del potere politico, ritenuto non a torto responsabile della più lunga e grave crisi economica dal 1929.

In pratica, chi dal Sud dell’Europa (Grecia, Spagna, Italia, Portogallo), passando per il Centro della Francia e arrivando agli stati dell’Est, un tempo soggiogati dall’Unione Sovietica, fino al Nord di tradizione laburista e socialdemocratica (Germania, Olanda, Svezia, Norvegia e Gran Bretagna) si oppone ai governi monoculturali, neo-liberisti e monetaristi, può solo essere accomunato alla massa indistinta degli “euroscettici”, “neofascisti”, “razzisti”, “anti-islamici”, “radicali di sinistra”, “no-global” e via stigmatizzando.

Certo, nel magma indistinto dei nuovi movimenti anti-sistema che si vanno affermando in Europa alle elezioni parziali, regionali, politiche etc., le bandiere che sventolano con più vigore e più in alto sono spesso quelle della destra dai toni nostalgici (in Francia il Front National della Le Pen, in Gran Bretagna l’UKIP di Farage, in Italia la Lega Nord di Salvini, per esempio); ma analoghi strati sociali e generazionali si riversano ugualmente verso nuove formazioni che definire di sinistra è riduttivo. In Grecia si sono raccolti dietro Syriza, in Spagna hanno dato vita a Podemos, ma anche al centrista Ciudadanos, in Gran Bretagna si ritrovano nello SNP, Partito nazionale scozzese, erede dei laburisti locali, e in Portogallo hanno formato il movimento dei Juntos Podemos: giovani senza occupazione né futuro, anziani pensionati supertassati, ceto medio proletarizzato e con scarso potere d’acquisto; ma anche professionisti, artigiani, commercianti e piccoli imprenditori che la crisi e la finanziarizzazione del sistema ha reso più poveri.

Questi partiti e movimenti, che i media cercano spesso di etichettare in una sorta di “confino della democrazia”, in una “terra di mezzo” tra lo scandalismo politico, l’improponibilità progettuale, la nostalgia per un passato ideologico sconfitto o l’antistorica opposizione al modernismo e alla globalizzazione, sono allergici alla monocultura politico-economico. Le loro parole d’ordine sono: rigenerazione democratica, lotta alla corruzione, all’austerità e alla promiscuità fra potere economico e quello politico, sviluppo ecosostenibile, piena occupazione, ampliamento dei diritti civili, riconoscimento delle diversità culturali all’interno di un’Europa non più “matrigna e affaristica”, lontana dai sogni e bisogni dei cittadini.

Nella civile e compassata Austria, gli stessi strati sociali hanno votato per il leader della “sinistra” Van der Bellen e per il campione della “destra” Hofer: a Vienna “la rossa”, da sempre caposaldo della sinistra, i giovani della generazione “internettiana” hanno preferito il nostalgico, anti-immigranti, Hofer, al verde Van der Bellen. Ma il ceto medio impoverito, i laureati, i pensionati, i disoccupati si sono riversati verso il candidato verde, che ha messo insieme gli sconfitti al primo turno e tra questi proprio gli epigoni della politica del “compromesso istituzionale”, i pronubi delle decennali Grosse Koalition, i democristiani e i socialdemocratici, ormai talmente indistinguibili tra loro e attaccati al “potere per il potere” da essere fortemente penalizzati.

Un segnale d’allarme, quest’ultimo, che dovrebbe impensierire quei partiti della “sinistra tradizionale”: i socialdemocratici tedeschi e i socialisti francesi, che nel 2017 dovranno affrontare le elezioni politiche generali e le presidenziali e non godono di buona salute, con la destra oltranzista che avanza e le divisioni a sinistra; il PD italiano alle prese con le spigolose amministrative, il Referendum sulla contrastata riforma della Costituzione e i leghisti e  i “grillini” in ascesa; i socialisti spagnoli, già sconfitti alle recenti politiche e incapaci di formare un governo di coalizione, chiamati ad un’imminente esame vitale in giugno contro la “nuova sinistra” di Podemos; ma anche i laburisti inglesi in forte affanno nelle ultime elezioni amministrative e alle prese con il lacerante referendum sul Brexit.

I ceti popolari, quelli medio-borghesi in via di proletarizzazione, i professionisti e i lavoratori autonomi, gli intellettuali, l’esercito dei senza lavoro né futuro, gli “esasperati” pensionati, le masse disperate che si vedono messi in concorrenza dai nuovi poveri ed emarginati provenienti dal Sud del mondo e dalle terre in conflitto con i fondamentalisti, questa massa sospesa tra “nuova sinistra” e “destra futurista” forse si esprimerà ancora con indeterminatezza, ma comunque contro gli assetti dejà-vu, la cosiddetta “politica frullata”, indistinta tra centro-destra e centro-sinistra.

Compito dei media tradizionali e online è quello di analizzare senza pregiudizi, investigare, ricercare le ragioni profonde del malessere che attanaglia i 600 milioni di europei, senza scorciatoie verso titoli che durano lo spazio di un mattino o di un’ora internettiana. Compito della politica, in senso nobile e più generale, quello di sintonizzarsi con le grida e i bisogni di queste masse e dare spazio all’immaginazione, alla creatività, al rispetto delle diversità e all’inclusione. Comunque, di avere il coraggio di chiudere con le pratiche compromissorie passato. Nuovi orizzonti sono possibili!


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