STRASBURGO – L’Italia per il caso dell’Ilva di Taranto finisce sotto processo alla Corte di Strasburgo. Tutto nacque dal 2013 al 2015, anni in cui 182 cittadini del tarantino ricorsero all’organo europeo sostenendo che “lo Stato italiano non ha adottato tutte le misure necessarie a proteggere l’ambiente e la loro salute, in particolare alla luce dei risultati del rapporto redatto nel quadro della procedura di sequestro conservativo e dei rapporti Sentieri”.
Ma non solo. I cittadini, molti dei quali rappresentano congiunti defunti e affetti da patologie riconducibili all’inquinamento, contestano al governo anche il fatto di aver autorizzato la continuazione delle attività del polo siderurgico attraverso i cosiddetti decreti ‘salva Ilva’. Nel ricorso i ricorrenti affermano che lo Stato cosi facendo ha violato il loro diritto alla vita, al rispetto della vita privata e familiare e che in Italia non possono beneficiare di alcun rimedio effettivo per vedersi riconoscere queste violazioni. Insomma, questa volta il nesso tra l’inquinamento e le ripercussioni sull’ambiente potrebbero favorire i ricorrenti che si potranno vedere riconosciute le loto istanze.
In Italia processo aggiornato al 14 giugno
Nel frattempo a Taranto è stato aggiornato al 14 giugno prossimo per un difetto di notifica il processo per il presunto disastro ambientale provocato dall’Ilva. Lo ha deciso la Corte di Assise di Taranto, presieduta dal giudice Michele Petrangelo, dopo una camera di consiglio di oltre tre ore. A presentare l’eccezione era stato l’avv. Vincenzo Vozza per conto di Cesare Corti, funzionario dell’Ilva. Le notifiche erano arrivate al vecchio difensore dell’imputato, che aveva invece eletto il proprio domicilio presso Riva Fire.
Sono quasi un migliaio le costituzioni di parte civile gia’ ammesse, e tra queste quelle dei ministeri dell’Ambiente e della Salute, Regione Puglia, Comune e Provincia di Taranto, sindacati, lavoratori e famiglie di lavoratori che si sono ammalati e che ritengono l’inquinamento Ilva causa della loro malattia oppure sono morti per infortunio. Costituite in giudizio come parti civili anche diverse associazioni ambientaliste, le organizzazioni che rappresentano agricoltori, allevatori, mitilicoltori e tutte quelle categorie di produzioni della terra e del mare che dichiarano di aver avuto danni dall’inquinamento dell’Ilva.