In occasione dell’iniziativa per la libertà di stampa e i diritti umani, ha inviato un messaggio agli organizzatori anche Ceyda Karan, editorialista di Cumhuriyet condannata, insieme al collega Hikmet Çetinkaya, a due anni di carcere per aver ripubblicato vignette su Maometto di Charlie Hebdo
Prima di tutto vi ringrazio per il vostro supporto a difesa del nostro diritto alla libertà di stampa in Turchia.
La Turchia sta diventando rapidamente un primo esempio di islamismo politico, indirizzato su una strada tirannica, autoritaria e intollerante.Il deterioramento della libertà di stampa fa parte di questa situazione. Un gran numero di giornalisti coinvolti in procedimenti legali, molti con l’accusa di aver insultato il presidente. Le autorità abusano delle leggi antiterrorismo e sulla diffamazione, censurando sistematicamente siti web e utenti di social media non d’accordo con il Presidente o in qualunque modo contrari agli intenti o alle pratiche dell’Islam politico.
Il nostro caso “Charlie Hebdo” è anche parte di questo scenario. La vera questione della vicenda sono ovviamente la libertà di pensiero e la libertà di espressione. La vignetta dopo il massacro di Parigi era un simbolo di un corretto comportamento umano e di coscienza. Io credo che qualunque cosa possa essere ritratta, se non consiste in “disegni sporchi” o “di odio”. Volevo solo dare la mia solidarietà, come giornalista e come difensore della libertà di parola e di espressione nel mio paese.
Alla fine ci hanno ritenuto colpevoli e condannati a due anni di prigione per aver “insultato i valori religiosi e provocato odio e ostilità’ solo a causa di qualche protesta. E’ evidente che si tratti di un caso di blasfemia in Turchia, che non dovrebbe aver spazio in un paese laico come la Turchia. E questo tipo di prospettiva significa in qualche modo approvare di per sé il massacro di Charlie Hebdo.
L’Ovest forse ha problemi di islamofobia, ma qui all’Est noi abbiamo un problema di islamismo politico. Assistiamo, passo dopo passo, a una islamizzazione della Turchia, condotta dal partito di governo. Nelle politiche interne, loro usano sistematicamente la religione nella retorica e nello strumentario politici. Stanno tentando di distorcere il sistema dell’istruzione trasformando le scuole tradizionali in scuole religiose. Grazie a queste politiche è emersa una generazione di “nuovi Ottomani”, “Panislamisti”.
E stanno usando la democrazia e le relazione con l’Ovest come pretesto per raggiungere i loro obiettivi. Per questo credo che gli Europei debbano smettere di sostenere l’Islamista politico per risultati di breve portata. Perché questo non aiuterà a rafforzare una Turchia democratica e stabile. E avrà invece anche i suoi effetti sulle politiche europee.
Messaggio di Can Dundar, direttore del quotidiano turco Cumhuriyet agli organizzatori della Giornata per la libertà di stampa e i diritti umani, Roma 2 maggio 2016
In Turchia è in corso un conflitto comunemente descritto come “Erdogan contro i media”.
Veniamo fermati, imprigionati, perseguitati in vari modi …
Passiamo la maggior parte del nostro tempo nei tribunali, a difendere il diritto dei giornalisti di informare e il diritto dei cittadini di conoscere.
Molti di noi sono stati accusati di insultare il presidente che è noto come “il presidente più insultato al mondo”.
In questo momento ci sono 30 giornalisti nelle carceri turche, un record che segnala il nostro paese come “la più grande prigione per giornalisti al mondo”.
Secondo l’ultimo rapporto di Reporteres Sans Frontieres, la Turchia sta dietro Cambogia e Qatar nella sezione “cattivi” del Press Freedom Index.
Il nostro quotidiano Cumhuriyet, il più antico e più prestigioso giornale della Turchia, da molto tempo subisce gli attacchi del governo. Io e il nostro corrispondente da Ankara siamo stati tre mesi in carcere solo per aver svelato un carico illegale di armi dei servizi di intelligence turchi verso la Siria. E due nostri editorialisti sono stati condannati a due anni per aver illustrato degli articoli con alcune vignette sul Profeta Maometto riprese da Charlie Hebdo.
Avremmo dovuto rinunciare?
Spaventarci?
Ritirarci dalla lotta?
Assolutamente No …
Al contrario, sotto questa pressione ci sentiamo molto più combattivi e determinati.
Ed ora ci sentiamo più forti grazie al vostro appoggio e alla vostra solidarietà.
Grazie!