ROMA – Nel blitz anti terrorismo scattato questa mattina sono finite in manette sei persone, tra queste anche un marocchino di 23 anni, residente in provincia di Varese.
Il giovane è il fratello di Oussama Khachia, l’operaio 30enne morto in Siria dopo essersi unito al Califfato come foreign fighter. Khachia, era cresciuto a Brunello, in provincia di Varese e fu espulso dall’Italia il 28 gennaio 2015 per alcuni post su Facebook a favore dell’Isis.
Dalle indagini è emerso che dalle zone di guerra siriano-irachene sarebbe arrivata la richiesta di effettuare attentati sul territorio italiano. Una indicazione non generica ma specifica che risulta da messaggi intercettati, come ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli nella conferenza stampa sul blitz. L’ordine lo avrebbe ricevuto proprio il 23enne da Mohamed Koraici che da tempo ha raggiunto con la moglie italiana e i tre figli lo Stato islamico dove è combattente. Il giovane avrebbe dovuto colpire in particolare Roma, città vista dallo Stato islamico come luogo simbolo di pellegrinaggio dei cristiani.
Salto di qualità dell’isis
Il Pm Maurizio Romanelli fa riferimento esplicitamente ad un vero e proprio “salto di qualità” quando parla dei possibli attentati in Italia. Dalla Siria, il latitante, non avrebbe fatto espressamente riferimento a Roma “bisogna gire con qualunque mezzo in qualunque luogo” ma parlava comunque di “colpire nella Stato Italiano” con riferimento alla “cristianita'” e quindi molto probabilmente alla capitale in occasione del giubileo.